Nel 2022 i morti sul lavoro in Italia hanno superato la quota 1000. Il confine, quest’anno, è stato scavalcato con un paio di mesi di ritardo rispetto all’anno scorso, magra consolzione statistica perchè misurare e soppesare le vite delle persone è comunque inaccettabile e l’emergernza delle morti sul lavoro potrà dirsi chiusa solo quando nessuno in Italia uscirà di casa la mattina senza poi fare ritorno. Le denunce di infortunio sul lavoro presentate all’Inail tra gennaio e novembre 2022 sono state 652.002, in aumento del 29,8 percento rispetto alle 502.458 dei primi undici mesi del 2021. Quelle con “esito mortale” sono appunto 1006 (-9,9 percento), mentre le patologie di origine professionale denunciate, che sono state (55.732) sono cresciute del 9,7 percento.

Morti sul lavoro 2022, cosa dicono i dati diffusi dall’Inail

In aumento le patologie di origine professionale denunciate, che sono state 55.732 (+9,7 percento). Quasi la metà degli infortuni sul lavoro denunciati all’Inail nei primi 11 mesi del 2022 riguardano la fascia d’età tra i 40 e i 59 anni anche se gli incrementi sono generalizzati per tutti. In generale, spiega l’Istituto, l’aumento che emerge dal confronto di periodo tra il 2021 e il 2022 è legato sia alla componente femminile, che registra un +49,6 percento (da 179.522 a 268.565 denunce), sia a quella maschile, che presenta un +18,7 percento (da 322.936 a 383.437). C’è però da dire come sia la stessa Inail a ridimensionare il valore assoluto della rilevazione, in particolare per quelle che sembrano indicazioni di un miglioramento del contesto: “Gli open data – fanno sapere dall’istituto – sono provvisori e il loro confronto richiede cautele, in particolare rispetto all’andamento degli infortuni con esito mortale, soggetti all’effetto distorsivo di ‘punte occasionali’ e dei tempi di trattazione delle pratiche. Per quantificare il fenomeno, comprensivo anche dei casi accertati positivamente dall’istituto, sarà quindi necessario attendere il consolidamento dei dati dell’intero 2022, con la conclusione dell’iter amministrativo e sanitario relativo a ogni denuncia e per tener conto di eventuali ritardi nelle denunce di infortunio, in particolare di quelle con esito mortale e da contagio da Covid-19“. E proprio in tema di virus, l’Istituto sottolinea il “notevole minor peso delle morti da contagio”. Come dire che, in fondo, anche il lieve decremento dei decessi registrato a tutto novembre, non deve far pensare ad un’iversionme di tendenza perchè al netto del Covid si continua a morire sempre di più nei cantieri e nelle fabbriche.

Le manifestazioni e la proposta di introduzione del reato di omicidio sul lavoro

Unione Sindacale di Base e Rete Iside Onlus, unite da un rapporto strategico di collaborazione su questo tema, sostengono da tempo che tutto questo avviene perché salute e sicurezza sul lavoro sono viste come un costo da ridurre, a scapito delle vite di chi lavora. Per questo, nei mesi scorsi, le due associazioni hanno lanciato una campagna per il varo di una legge che introduca nel codice penale il reato di omicidio e lesioni gravi sul lavoro: un deterrente per chi, colpevolmente, vuole accumulare profitti riducendo o aggirando le norme di sicurezza. Il 2 dicembre USB e gli altri sindacati di base e conflittuali hanno indetto un importante sciopero generale, una mobilitazione per gridare ancora una volta con forza lo stop alle morti sul lavoro.