Valditara, esame di maturità: “Sarà come prima della pandemia”. Il ministro dell’Istruzione e Merito è tornato questa mattina, nel corso di un’intervista a La Stampa, su alcuni dei nodi cruciali a tema scuola, annunciando un progressivo percorso di ritorno alla normalità anche per quanto riguarda gli esami di Stato: se l’anno scorso era stata prevista la possibilità di svolgere il colloquio orale in videoconferenza in caso di riscontrata positività al Covid-19 da parte degli studenti, per la maturità 2022/2023 – che inizierà con la prima prova il 21 giugno – ci si attende uno scenario pre-pandemico.

Valditara esame di maturità: le dichiarazioni del ministro

La nuova maturità sarà come quella in vigore nel pre-Covid, regolata da una legge del 2017, che non verrà quindi modificata. Ad annunciarlo, il ministro dell’Istruzione, Giuseppe Valditara, che ha parlato di “ritorno alla normalità” a scuola anche a tema esami, visto che l’emergenza in tal senso può dirsi finita, anche se ha certamente lasciato degli strascichi, come “l’aumento del bullismo, uno smarrimento di molti giovani che si trovano più in crisi nell’affrontare il percorso scolastico e la sempre più accentuata assenza di socializzazione”.

“Prima di decidere ho sentito esperti e addetti ai lavori. Alla fine è parsa la soluzione più ragionevole. Se dovesse funzionare male, si interverrà, ma l’idea che si cambi la maturità solo per mettere un timbro trovo sia inappropriata”, ha spiegato il ministro, soffermandosi, in particolare, sulla prova orale, che sarà regolata da una circolare. “Il colloquio interdisciplinare deve valorizzare le competenze degli studenti e verificare la loro capacità di fare collegamenti tra le materie – ha sottolineato -. Non è, quindi, un colloquio disciplinare, non deve esserci l’interrogazione in italiano, in greco o in matematica. Le competenze disciplinari sono già state accertate con il giudizio finale che ammette all’esame di Stato. Su questo invierò una circolare che chiarirà esattamente come andrà svolto il colloquio”.

Se i Pcto (i Percorsi per le competenze trasversali e l’orientamento, l’ex alternanza scuola-lavoro) non entreranno nella valutazione, le prove Invalsi sì. “Il test Invalsi non è una valutazione delle competenze ai fini del giudizio – ha precisato Valditara -. Serve a finalità statistiche, per comprendere le competenze acquisite dalla comunità scolastica, non dai singoli. Le prove dovranno essere più aderenti a queste finalità, quindi non potranno essere astruse o non strettamente finalizzate all’obiettivo del test. Bisognerà fare attenzione su questo punto, ne parlerò con il presidente dell’Invalsi perché la valutazione possa davvero servire al sistema scolastico”. Quanto alla prova scritta, il ministro ha ricordato che  “ci saranno tracce che presumeranno la lettura dei giornali o la lettura dei libri”. “Il mio invito ai ragazzi – ha aggiunto – è a partecipare e a essere informati sulla vita pubblica e su ciò che accade nella società. Per essere cittadini consapevoli e, quindi, maturi occorre leggere i libri e leggere i giornali e informarsi”.

Sulle occupazioni degli edifici scolastici “vale – invece – il principio che ‘chi rompe, paga’”. “Se ci sono dei danni – ha detto -, questi danni vanno perseguiti innanzitutto civilmente, non possiamo sprecare diversi milioni di euro a carico dei contribuenti per comportamenti che non hanno rispetto dei beni pubblici. Ci vuole un patto di legalità che renda responsabili le famiglie – o gli studenti, se sono maggiorenni – per i danni compiuti, perché dobbiamo essere consapevoli che si è parte di una comunità e dunque è necessario rispettare le regole di civile convivenza”. Sui docenti bisognerà invece intervenire “pagando di più gli insegnanti più formati e con responsabilità particolarmente delicate come i docenti tutor”. “Noi – ha concluso il ministro – intendiamo valorizzare il merito di chi si assume particolari responsabilità”.