Femminicidio Trapani confessione omicida. Ernesto Favara, l’assassino di Maria Amatuzzo ha rotto il silenzio e nel corso dell’ultimo interrogatorio avrebbe rivelato alcuni dettagli utili per proseguire le indagini sulla morte della moglie, accoltellata il giorno della vigilia di Natale nella loro abitazione a Marinella di Selinunte. L’ex pescatore di 63 anni avrebbe taciuto fino ad oggi, quando si è trovato costretto a rispondere alle domande del gip Sara Quittino presso il tribunale di Marsala.

Femminicidio Trapani confessione omicida, le parole di Ernesto

Proprio durante l’ultimo interrogatorio, Ernesto Favara ha confessato quanto accaduto il 24 dicembre nella sua casa a Marinella Selinunte. Supportato dall’avvocato Margherita Barraco, l’indagato ha ricostruito quanto sarebbe avvenuto fino al momento in cui ha accoltellato la moglie. “Abbiamo discusso per alcuni minuti – avrebbe riferito al giudice per le indagini preliminari – e lei mi ha ribadito che se ne sarebbe andata da casa per sempre, accontentandosi di vedere i bambini per un’ora a settimana… In quel momento ho visto un fantasma”. Poi ha raccontato alcuni particolari del passato, utili alla ricostruzione della vicenda: “Dal 27 agosto era andata via da casa diverse volte”. Ernesto, prima di compiere il gesto mortale, si sarebbe recato presso la comunità alloggio dove si trovano i figli per consegnare loro i regali di Natale. Il giorno della tragedia avrebbe risentito telefonicamente i piccoli per poi finire la giornata in una tragedia che ha visto la morte della moglie Maria Amatuzzo. La coppia aveva dato alla luce tre figli, un maschio e due gemelline prima di arrivare all’apice della crisi. Infatti, non era la prima volta che i due litigavano pesantemente ma mai si era arrivato ad un evento del genere.

La svolta

Dopo le sue parole e l’interrogatorio durato parecchi ore, il gip Sara Quittino lo avrebbe dichiarato colpevole. Dunque, Ernesto Favara è accusato di aver ucciso la moglie Maria Amatuzzo con 12 coltellate all’addome al culmine di una lite, sfociata poi in tragedia. Attualmente, quindi, non ci sarebbero più dubbi dopo una prima fase in cui l’uomo si trovava in uno stato confusionale non capace di intendere e di volere. Adesso, bisognerà attendere la decisione da parte dell’inquirenti sulla pena per l’omicida e seguire l’iter per dare la notizia ai figli che si trovano presso la comunità alloggio affidate già qualche tempo prima.

Il racconto del fratello dell’assassino

Anche il fratello dell’omicida è stato interrogato dal momento che sarebbe stato lui il primo a scoprire l’accaduto. Antonino Favara, viveva insieme a lui da cinque anni. I due sono vicini di casa ed è proprio per questo che sarebbe stato lui a vederlo con il coltello in mano in cerca di aiuto.

Ero a casa e stavo dormendo, quando ho sentito qualcuno che gridava “aiuto, aiuto”, mi sono affacciato dal balcone del primo piano sul cortile e ho visto mio fratello nel cortile ancora col coltello in mano”. Ha affermato. Poi ha continuato raccontando altri particolari: “Ho parlato con mio fratello chiedendogli cosa avremmo preparato per la cena di Natale, poi sono andato a letto.– il momento dell’omicidio – Nel pomeriggio ho sentito le grida, mi sono alzato, mi sono messo i pantaloni, ho preso la stampella e mi sono affacciato e ho visto mio fratello ancora col coltello in mano insanguinato”.

Antonio avrebbe chiesto immediatamente informazioni al fratello che prontamente avrebbe risposto: “Mi ha fatto perdere le bambine”. Poi è entrato in uno stato confusionale e non ha più proferito parola fino ad oggi. Il vicino e cognato della vittima è ancora perplesso visto che l’assassino non aveva mai dato segni di squilibrio prima, anche quando la moglie si era allontanata le volte precedenti.