Sparatoria a Parigi, tensione Turchia-Francia. Ankara interviene duramente dopo l’attacco al centro culturale curdo di Parigi e le proteste che sono seguite dopo la sparatoria e le accuse da una parte e dall’altra.

Il governo turco non ci sta e prova ad approfondire la situazione con il proprio ambasciatore residente a Parigi.

Non è la prima volta che tra i due paesi c’è polemica, tanto che era già accaduto qualcosa di simile nel 2020, poi Macron ed Erdogan sono riusciti ad appianare le divergenze, ma adesso il clima è tornato ad essere acceso.

Sparatoria a Parigi, tensione Turchia-Francia. La situazione

Il ministero degli Affari Esteri turco ha convocato l’ambasciatore francese ad Ankara per comunicargli lo “scontento” di Ankara di fronte alla “propaganda anti-turca” a cui si assiste in Francia, dopo l’attacco al centro culturale curdo venerdì scorso a Parigi, in cui un estremista di destra francese ha ucciso 3 esponenti curdi.

Secondo quanto riferiscono fonti diplomatiche, citate dall’agenzia Anadolu, Ankara si aspetta che il governo francese analizzi “accuratamente” le “proteste violente” da parte dei curdi che si sono avute a Parigi dopo l’attacco.

Inoltre, il governo turco esorta ad usare il buon senso per impedire che “il gruppo terroristico Pkk possa portare avanti la sua insidiosa agenda“.

La marcia e la protesta a Parigi dopo la sparatoria

Qualche giorno fa dopo la sparatoria, a Parigi c’è stata una marcia silenziosa, composta da parte della comunità curda a Parigi. Diverse centinaia di manifestanti hanno ricordato le tre persone rimaste uccise nella sparatoria davanti al centro culturale curdo Ahmet-Kaya. 

Sul marciapiede dove sono state uccise le tre vittime sono stati eretti dei piccoli altari, su cui sono state poste le loro fotografie, candele e mazzi di fiori. Il corteo è partito intorno alle 12.30 in direzione di rue Lafayette, nello stesso arrondissement della capitale, dove il 9 gennaio 2013 sono state uccise a Parigi tre attiviste del Partito dei Lavoratori del Kurdistan (PKK).

I manifestanti hanno cantato in curdo “I nostri martiri non muoiono” e in francese “Femmes, vie, liberté”, chiedendo “verità e giustizia”.