Cos’è la vertigine parossistica posizionale, quali sono i suoi principali sintomi e come si cura? Ecco tutto quello che c’è da sapere sul disturbo, molto comune, di cui soffre anche Elisa Toffoli, che poche ore fa ha confessato ai suoi fan di aver cancellato alcune date del suo tour proprio per motivi di salute.

Cos’è la vertigine parossistica posizionale e quali sono i sintomi?

La vertigine parossistica posizionale, nota anche come “canalolitiasi”, è una delle cause più comuni di vertigine nella popolazione, dovuta a un’alterazione della funzione dell’organo dell’equilibrio localizzato nell’orecchio interno. Il soggetto che ne è colpito – come è tipico delle vertigini – ha la sensazione illusoria che tutto ciò che lo circonda si muova in senso rotatorio, in relazione a specifici movimenti della testa. Si tratta di un disturbo abbastanza comune, che può verificarsi quando ad esempio ci si corica o si cambia posizione nel letto, oppure quando si guarda verso l’alto o ci si china per raccogliere un oggetto.

Ma perché ciò accade? Nell’orecchio interno sono contenuti l’organo dell’udito, la coclea, e l’organo dell’equilibrio, detto labirinto. Quest’ultimo è composto da tre canali semicircolari, orientati nello spazio a percepire l’accelerazione rotatoria del capo, e da due organi otolitici, l’utricolo e il sacculo, deputati alla percezione dell’accelerazione gravitazionale, ovvero della gravità. Al loro interno ci sono particolari cristalli, detti otoliti, immersi in uno speciale liquido che riempie l’intero orecchio interno e che, avendo un peso maggiore rispetto al liquido che li contiene, durante i movimenti della testa si spostano, stimolando erroneamente alcune cellule recettoriali, che a loro volta inviano segnali al cervello informandolo sulle variazioni di posizione del capo nello spazio, dando un’illusoria sensazione di rotazione dell’ambiente circostante rispetto al proprio corpo.

Da qui la sensazione di essere come su una giostra, a causa delle vertigini, che sono improvvise (per questo si chiama “parossistica”), di breve durata e conseguenti a determinati movimenti della testa (da cui “posizionale”). Nella maggior parte dei casi, a questi sintomi se ne associano altri, chiamati “neurovegetativi”, come nausea, vomito, sudorazione fredda e tachicardia; pur tendendo a generare ansia e paura in chi la vive, la vertigine parossistica non è considerata una patalogia grave o pericolosa. L’importanza del suo corretto inquadramento diagnostico e del suo adeguato trattamento risiede quindi, soprattutto nel caso di persone anziane, nel prevenire cadute e traumi a causa dei giramenti di testa improvvisi.

Diagnosi e trattamento del disturbo

La diagnosi del disturbo si basa sulla semplice descrizione delle caratteristiche delle vertigini da parte del paziente, con particolare riferimento a: durata, relazione con i movimenti della testa, assocazione con nausea e vomito e assenza di altri disturbi all’orecchio, come ovattamento auricolare o acufene. Il sospetto diagnostico va poi confermato con una visita specialistica con l’otorinolaringoiatra che, attraverso l’utilizzo di test clinici, dette manovre, che consistono nella mobilizzazione del capo del paziente rispetto al corpo sul lettino, ne osserva i riflessi.

La terapia è rappresentata dalle cosiddette manovre liberatorie, che consistono nel far compiere al paziente, con l’aiuto del medico, determinati movimenti della testa, al fine di rimuovere l’aggregato otolitico dal canale semicircolare coinvolto. Spesso è sufficiente una sola manovra liberatoria per risolvere la sintomatologia, altre volte invece è necessario ripeterla più volte. Alla risoluzione della vertigine parossistica posizionale, può inoltre residuare un senso di instabilità sia posturale che alla deambulazione, che può perdurare per circa 15-20 giorni anche dopo la scomparsa delle vertigini vere e proprie.