Reddito di cittadinanza 2023 ultime novità in arrivo nella legge di Bilancio: oltre alla riduzione da otto a sette mesi dell’assegno, nel nuovo anno verranno richiesti ai percettori tra i 18 e i 29 anni nuovi obblighi scolastici e di formazione. Si intende non solo l’aver completato il percorso di studi scolastici per almeno dieci anni, ma anche l’obbligo di formarsi mediante percorsi per adulti, funzionali al conseguimento degli obblighi scolastici. Infine, il reddito di cittadinanza si perderà con il rifiuto della prima offerta di lavoro: novità del giorno è la cancellazione del termine “congrua” dal testo della legge di Bilancio con tutte le conseguenze che comporta.

Reddito di cittadinanza 2023 ultime novità e strette sull’assegno

Tra le novità riportate dalla legge di Bilancio 2023 sul Reddito di cittadinanza vi è la perdita dell’assegno al rifiuto della prima offerta di lavoro avanzata nei confronti dei percettori. Dal testo è sparito il termine “congrua” che accompagnava le condizioni ammissibili per il rifiuto dell’offerta. Ciò significa che al primo “no” di un’offerta di lavoro si decadrà dal sussidio. L’emendamento, presentato da Maurizio Lupi di Forza Italia, ha scatenato le ire del Movimento 5 Stelle, in particolare di Giuseppe Conte per il quale, la cancellazione della congruità dell’offerta di lavoro elimina la tutela della meritocrazia. Scenderanno da otto a sette le mensilità di pagamento del Reddito di cittadinanza nel corso del 2023 per i percettori “occupabili”: la disposizione non si applicherà solo ai nuclei familiari al cui interno siano presenti dei soggetti con almeno 60 anni di età, disabili o minorenni. Inoltre, varie novità sono attese nel testo definitivo in merito ai giovani percettori dell’indennità che non abbiano terminato il percorso scolastico o non continuino a formarsi.

Rdc erogato solo dopo la scuola dell’obbligo: cosa c’è da sapere

Chi percepisce il Reddito di cittadinanza ed ha un’età tra i 18 e i 29 anni dovrà aver terminato il percorso di obbligo di istruzione. La norma si aggancia al comma 622 dell’articolo 1 della legge numero 296 del 2006 che stabilisce l’obbligo scolastico per almeno 10 anni al fine di conseguire un titolo di studio superiore o una qualifica professionale. In altre parole, sarà necessario aver conseguito almeno una qualifica triennale. La stessa platea di giovani potrebbe essere interessata anche da un altro requisito per continuare a percepire il Reddito di cittadinanza. Su pressione del ministro dell’Istruzione Giuseppe Valdirara, i giovani dai 18 ai 29 anni di età dovranno continuare a formarsi. Ovvero, l’erogazione dell’indennità sarà subordinata al raggiungimento dell’obbligo formativo di cui sopra mediante l’iscrizione e la frequenza a corsi di istruzione per adulti di primo livello. Numeri alla mano, la platea di giovani percettori del reddito nei limiti di età fino ai 29 anni è pari a 364.101 cittadini, dei quali 11.290 in possesso della sola quinta elementare o di nessun titolo di studio; altri 129.710 cittadini hanno conseguito la terza media. Tutti sarebbero chiamati a completare gli studi, mentre per gli studenti sarebbe un incentivo in più a non abbandonare la scuola e a conseguire il titolo di studio minimo, anche tornando tra i banchi.