Difficilmente si ricorderà un momento politico più fallimentare nella storia della Tunisia: nella giornata di sabato, infatti, erano indette le elezioni per la conferma di un nuovo mandato al presidente Kais Saied. Ebbene, alla chiusura dei seggi si è recato a votare l’8,8% degli aventi diritto.

Un risultato talmente scarso che l’opposizione ha richiesto le immediate dimissioni allo stesso Saied.

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Elezioni Tunisia, le ultime notizie di un momento storico destinato a essere ricordato per lungo tempo.

Mentre la maggioranza prende atto di una clamorosa sconfitta popolare, la coalizione di opposizione, guidata dal repubblicano Najib Chebbi, si rivolge alla massa per chiedere elezioni presidenziali anticipate (la scadenza naturale del mandato era fissata al 2024) tramite l’organizzazione di manifestazioni di piazza. E non si vede per quale motivo la gente non dovrebbe ascoltare questa richiesta, visto che lo stesso Chebbi aveva incentrato la sua propaganda elettorale proprio sul boicottaggio del voto: un messaggio ricevuto e sposato da una larghissima fetta di cittadini tunisini.

Il Paese non riesce a trovare dunque una stabilità politica dalla rivoluzione dei Gelsomini nel 2011. Anche lo stesso Saied, salito al potere nel 2019, aveva accentrato progressivamente il suo raggio d’azione fino allo scioglimento del Parlamento avvenuto a fine 2021 (e probabilmente destinato a cessare vista la situazione attuale), inasprendo anche alcune tensioni di carattere religioso con le minoranze. I danni più gravi riguardano il tessuto economico del Paese, dove si assistono a fenomeni ben noti in Europa a partire dall’inflazione (9,8% a novembre). Per il momento, dal suo entourage solo bocche cucite.

La tornata elettorale è stata poi disertata anche dai socialdemocratici di Al-Massar, i quali contestano il carattere incostituzionale della legge elettorale in vigore, parlando di elezioni truccate e poco trasparenti. Ma la lista è lunga e prosegue con l’organizzazione non governativa tunisina Al-Bawsala, che opera nel settore ella governance e della democrazia, i democratici di Attayar, i moderati di Ennahda.