Laura Sgrò guardie svizzere. L’avvocato e scrittrice su Cusano Italia tv è intervenuta a “Prisma” condotta da Andrea Mollas e Cinzia Santangeli ha parlato del mistero dei tre cadaveri trovati negli appartamenti delle guardie svizzere il 4 maggio del 1998.

Laura Sgrò guardie svizzere: “il caso è complesso e articolato”

L’avvocato e la scrittrice fa chiarezza sul caso:

“Cedric avrebbe consegnato la lettera a suo commilitone prima di andare a uccidere Alois Estermann e la moglie. Questo commilitone non vuole firmare il verbale perché non si fida e già questa è una cosa non tranquilla. La lettera è poi stata consegnata sulla scena del crimine dove sono state presenti più di 20 persone. Questa lettera viaggia senza nessun rilievo fino al cappellano per una fotocopia che poi viene rimessa nella lettera e poi consegnata da un perito che ne fa una perizia su una fotocopia e in maniera veloce stabilisce che è la grafia di Cedric.”

Il caso

Il 4 maggio 1998, in un palazzo della Città del Vaticano, vennero ritrovati in una stanza i cadaveri di Alois Estermann, 44 anni, comandante da poche ore del Corpo delle Guardie Svizzere, della moglie venezuelana Gladys Romero e di Cedric Tornay, suo subordinato. I due coniugi, apparentemente, erano stati uccisi.
Il giovane Tornay, che presenta un foro da proiettile nella parte posteriore del cranio, sembra essersi suicidato.
La magistratura vaticana, nella persona del giudice Gianluigi Marrone, incaricato di seguire le indagini, nel 1999 archiviò l’inchiesta dopo aver accertato che Cedric Tournay aveva ucciso Alois Estermann e sua moglie Gladys Meza in preda a un raptus causato dal rifiuto di una promozione per poi suicidarsi. Estermann pare non fosse in buoni rapporti con Tornay, il quale più volte sarebbe venuto meno alla rigida disciplina vigente nel Corpo delle Guardie. Infatti non si era visto assegnare la medaglia “Benemerenti”, che può essere consegnata a chi lascia il servizio.
Il giorno successivo all’accaduto, la Santa Sede avvertì la madre di Tornay, Muguette Baudat; non lo fa tuttavia in maniera diretta in quanto venne comunicato dal parroco del paese in cui la signora risiedeva; una volta appresa la notizia, ella si recò a Roma per vedere il corpo del figlio; qui acconsente alla proposta di alcuni prelati di cremare il corpo, in modo da poter ritornare più agevolmente in patria. Tuttavia il giorno dopo decide di non firmare l’autorizzazione. Le viene nel frattempo consegnata la lettera d’addio scritta dal figlio.