Croazia, Bulgaria e Romania nell’area Ue di Schengen, oggi in programma a Bruxelles il Consiglio degli Affari Interni che deciderà sull’ingresso dei tre Paesi nella zona di libera circolazione europea. Come facilmente prevedibile, solo Zagabria ha ottenuto l’en plein di voti favorevoli.

Tuttavia, affinché ciò accada serve il voto all’unanimità: Austria e Paesi Bassi sono contrari all’allargamento.

Croazia, Bulgaria e Romania nell’area Schengen, c’è il no di Austria e Paesi Bassi

Croazia, Bulgaria e Romania nell’area Schengen, giornata chiave per la loro adesione al Trattato che sancisce la libera circolazione dei cittadini nel territorio Ue.

Da Bruxelles ha parlato il vicepresidente della Commissione, il lituano Margaritis Schinas, il quale conferma che “Zagabria, Sofia e Bucarest sono tecnicamente pronte a unirsi a Schengen“, poiché “hanno rispettato tutte le nostre richieste facendo anche di più“.

Poi, il braccio destro di Ursula Von der Leyen ha lanciato un monito ai Paesi che osteggiano l’allargamento, chiarendo che “una Schengen più ampia rende l’Europa più forte e intensifica le operazioni di controllo“. Pertanto, “gli atteggiamenti ostili che abbiamo modo di osservare sono per una pura posizione politica“.

Il ministro dell’Interno austriaco, Gerhard Karner, ha annunciato che voterà contro l’allargamento di Schengen a Romania e Bulgaria (ma non della Croazia, Paese quasi confinante), bloccando così l’ingresso di questi due Paesi nella zona di libera circolazione in Europa. Il motivo è stato illustrato nei giorni scorsi dal cancelliere austriaco Karl Nehammer, che ha parlato di “migrazione irregolare“.

Il Parlamento olandese si è invece espresso internamente tramite una risoluzione approvata lo scorso ottobre, in cui chiedeva un’analisi più dettagliata sul fenomeno di corruzione e della criminalità organizzata in Bulgaria e Romania.

Al contrario, il ministro francese Gerald Darmanin, conosciuto in Italia per le dure affermazioni sul tema immigrazione, conferma il voto favorevole verso l’intera triade, in quanto “passo significativo nell’approccio alla gestione dell’area balcanica“. Anche Darmanin è convinto che ciò aumenterà e migliorerà le operazioni di controllo, anche perché “loro stessi hanno dimostrato di poter dare un valido aiuto”.

Serbia e Bosnia guardano con interesse

La piena adesione della Croazia all’area Schengen a partire dal 2023 è seguita con grande interesse anche dai Paesi confinanti, specialmente da Serbia e Bosnia-Erzegovina (entrambi non membri dell’Unione).

Nella giornata di martedì si è svolto a Tirana, in Albania, il vertice tra i Paesi dell’area balcanica e l’Ue. Un appuntamento che è servito a mediare tra le rassicurazioni di Bruxelles e le preoccupazioni di Belgrado e Sarajevo. Il timore di Bosnia e Serbia è differente: i bosniaci sono convinti che l’adesione croata isolerà ulteriormente il Paese nella gestione dei flussi migratori, mentre i serbi paiono più indisposti all’aumento dei controlli lato logistica nella vita di tutti i giorni.

Oltre a ciò oggi è in programma anche l’analisi del Patto di solidarietà su migrazione e asilo, già approvato dalla Commissione. Ylva Johansson, commissaria agli Affari Interni, dice di attendersi “che il Consiglio approvi politicamente la proposta della presidenza sulla solidarietà nel Patto su migrazione e asilo e l’equilibrio tra solidarietà e responsabilità”.

Il ministro dell’Interno ceco, Vít Rakusan, si dice soddisfatto dei passi in avanti fatti durante il semestre in cui Praga ha detenuto la presidenza del Consiglio Ue.