Dal 6 agosto in Italia è in vigore l’obbligo del Green Pass per accedere a numerose attività e luoghi. La certificazione è prevista per tutti i maggiori di 12 anni per potersi sedere ai tavoli di ristoranti, bar e tavole calde (al chiuso), ma non per un caffè al bancone. Documento sanitario anche per andare allo stadio, in palestra, in piscina e per assistere agli spettacoli anche all’aperto. Per i mezzi pubblici la prova di avvenuta vaccinazione scatta dal 1° settembre, ma solo per i trasporti a medio-lunga percorrenza e per gli aerei.

L’utilizzo del Green pass (anche in prospettiva futura) ha acceso però un forte dibattito e diverse categorie hanno sollevato critiche e proteste.

I sindacati della scuola, ad esempio, si sono compattati contro l’obbligo per il personale e soprattutto contro le pesanti sanzioni previste per chi non si adegua, che arrivano sino alla sospensione con perdita della retribuzione.

Basta “DITTATURA SANITARIA”, “la scuola non si riapre per decreto”, dicono con un documento unitario le sei sigle rappresentative di tutto il comparto. “In una categoria già vaccinata al 90%, il provvedimento sta alimentando forti tensioni”, avvertono, chiedendo un cambio di passo, e cioè che le soluzioni ai problemi siano trovate attraverso il dialogo e il confronto.

Il punto di vista dei ristoratori

Anche i ristoratori hanno reclamato nei giorni scorsi ma sembrano essersi rassicurati dopo le ultime disposizioni del Viminale secondo cui gli esercenti saranno tenuti (oltre al pass) a chiedere il documento di identità solo in caso di incongruenze. I proprietari delle attività non saranno sollevati da responsabilità nei controlli del certificato verde.

Aldilà dell’utilizzo della app Verifica C-19, che è obbligatoria, anche gli esercenti potrebbero essere sanzionabili nel caso in cui i certificati presentino difformità dei dati anagrafici o siano falsi.

Pur soddisfatta dell’esito della Circolare, confcommercio precisa: “Gli esercenti non possono sostituirsi ai pubblici ufficiali”.

Un’altra categoria molto critica è quella degli steward. Questi ultimi, anche se deputati ai controlli, respingono le indicazioni ministeriali: “La circolare del Viminale genera errate interpretazioni – ha detto Ferruccio Taroni, presidente dell’Associazione nazionale delegati alla sicurezza, lamentando già carenze di personale per il controllo dei biglietti.

 A livello politico, la leader di FdI Giorgia Meloni ha ribadito: “Io sono contraria all’utilizzo del Green pass per accedere alla vita sociale, perché non trovo né utile né giusto che i cittadini siano sottoposti a misure che, lo ricordo, sono in vigore con queste modalità solo in Francia”. “Lo ritengo dannoso per la nostra economia già compromessa e inutile per la gestione della pandemia”. Anche Matteo Salvini, segretario della Lega, sul tema Green Pass polemizza con la ministra dell’Interno Lamorgese: “Mi sembra che abbia le idee molto confuse, e rischia di far danno, perché non puoi trasformare baristi e pizzaioli in bersaglieri o carabinieri. Se facesse meglio il suo lavoro sarebbe meglio per tutti”.

Ad oggi, il dubbio resta. Si troverà un punto di incontro tra politica e società?