Carlo Calenda apre un dialogo con Giorgia Meloni sulla manovra di bilancio. In questo modo riesce ad uscire dall’angolo cui hanno cercato di relegarlo Letta e Conte. Il Terzo Polo non sembra intenzionato ad un’opposizione ideologica senza e senza ma quanto, piuttosto, ad un’opposizione a fisarmonica. Dura sui temi lontani, morbida su quelli prossimi. Per questo hanno chiesto, ed ottenuto, un vertice con la Premier. Dal quale, Calenda, è uscito soddisfatto. Così ha detto ospite a Porta a Porta:

Non può essere che si continua a giocare nella squadra della destra o quella della sinistra, perché poi perde quella dell’Italia. Possibile che io non posso parlare con il Premier suggerendo il nostro punto di vista? Il governo ha presentato la manovra, e noi avevamo due strade: andare in piazza o spiegare cosa faremmo sulle cose che non ci convincono. Abbiamo fatto un’analisi, abbiamo chiesto un incontro al premier e l’abbiamo incontrato. Io l’ho trovato preparato, aveva contezza delle cose che avevamo scritto nel nostro documento. Forse la politica dovrebbe essere questa qui: uno che si occupa di far accadere qualcosa e non dire che siccome la Meloni è di destra non ti devi sedere al tavolo. Abbiamo detto che avremmo fatto un’opposizione leale e la stiamo facendo.

Perché scendere in piazza per protestare – dice con una frecciatina a Letta e Conte – senza proporre delle cose? Le idee. Questa la parola magica di Calenda. Il quale, andando avanti, insiste su un fatto molto specifico: se un tema proposto dal governo è vicino alle idee del terzo polo, allora si può parlare. Nihil obstat. Così il leader di Azione:

Essere all’opposizione non vuol dire essere tutti uguali, io con i 5 stelle non ho niente a che fare. Per dire: ho mandato la mia proposta di manovra anche a Letta chiedendogli di lavorare insieme, ma lui non ha nemmeno risposto. Noi cerchiamo di rimanere nel merito delle cose: se Nordio proporrà l’abolizione dell’abuso di ufficio io lo sottoscriverei subito perché penso sia utile, specie ora con il PNRR, per i Comuni. Ma questo non vuol dire che entro in maggioranza. Sono all’opposizione come lo sono a Roma ma voto con Gualtieri per il termovalorizzatore. Perché dovrei votare contro se era nel mio programma?

Carlo Calenda: non entro in maggioranza

Tutto chiaro quindi. Voler discutere sui temi non vuol dire, sic et simpliciter, voler entrare in maggioranza. Su questo Calenda era stato già chiaro in giornata con un post su Facebook: “Stasera Enrico Letta ha dichiarato che “Calenda si è proposto di sostituire Forza Italia in maggioranza”. Una spudorata bugia di chi peraltro ha passato tutta la campagna elettorale a giocare a “Sandra e Raimondo” con Giorgia Meloni. Enrico stai sereno, e pensa al PD”.

Ed a proposito di temi, il conduttore Bruno Vespa ha chiesto circa la riforma costituzionale in senso presidenziale. Su questo Calenda, a riprova del suo posizionamento a fisarmonica, non s’è detto completamente d’accordo con la linea del governo:

Sono pronto per l’elezione diretta del presidente del Consiglio ma non per il presidenzialismo. Se politicizziamo anche la figura del presidente della Repubblica ci troviamo senza una figura che unisce il Paese.