Corrono in parallelo i casi di covid-19 e le proteste contro le dure restrizioni per fermare la pandemia: la Cina si trova a fare i conti con un diffuso dissenso che riguarda soprattutto la popolazione giovanile, stanca ed esasperata per il perpetrarsi della strategia “Zero Covid” che non sembra affatto funzionare.

40mila nuovi casi registrati nella giornata di sabato e record ritoccato al termine di una settimana senza precedenti in termini di circolazione del virus.

Covid Cina, manifestazioni e controlli in tutto il Paese

Da nord-ovest alle megalopoli Pechino e Shanghai. La protesta contro le restrizioni anti-covid si sposta dalle aree rurali a quelle urbane, e vede nelle università il teatro delle manifestazioni. Sarebbero migliaia gli studenti scesi in piazza nella giornata di domenica denunciando apertamente il regime governativo e chiedendo le dimissioni di Xi Jinping.

Nel mirino la fatidica strategia Zero Covid, vero e proprio marchio di fabbrica del Paese: mini-lockdown all’insorgere di un solo caso positivo, con case e negozi sigillati e l’obbligo di quarantena. I test vengono ripetuti con cadenza compresa tra 24 e 72 ore a seconda della grandezza del focolaio.

Sono i video pubblicati in rete a fungere da cassa di risonanza di quanto sta accadendo oltre la Muraglia. Epicentro del dissenso odierno è l’università Tsinghua di Pechino, dove si scorgono in maniera nitida cartelli contro il governo del Pcc. I ragazzi presenti sul posto hanno cantato l’inno nazionale e urlato slogan a favore della libertà. Ma la protesta avviene anche in forma silenziosa, tramite fogli bianchi e fiori bianchi: un chiaro riferimento alla censura e alla libertà d’informazione. Tuttavia, molti dei contenuti multimediali sono stati successivamente cancellati o rimossi. Anche nella provincia orientale di Jiangsu dozzine di studenti dell’Università cinese della comunicazione di Nanchino si sono riuniti con slogan e cartelloni contro le regole covid sfidando le autorità cinesi. Scene analoghe sono state documentate a Tianjin e a Shenzhen.

La pazienza è dunque agli sgoccioli, con il ritorno alla quotidianità che pare non arrivare mai. La Cina vive dunque una situazione diametralmente opposta a quella, per esempio, dell’Europa, dove il 2020 fu “annus horribilis” con una quantità enorme di decessi, mentre ora la situazione è decisamente più gestibile. A pesare in negativo è la scarsa copertura vaccinale e la bassa efficacia degli stessi vaccini.