Si continua a parlare del processo di Sloane Avenue, con le parole di Alberto Perlasca che continuano a far scalpore. Il monsignore, infatti, ha raccontato di come lo stesso cardinal Becciu lo avrebbe obbligato a fare le cose per le quali è imputato. Per questo motivo lui si siete innocente, con la sua posizione che è già stata archiviata.

Processo Sloane Avenue, le parole del Monsignor Perlasca

Tutta la testimonianza si racchiude in una frase. “Il cardinal Becciu mi ha fatto fare le cose per le quali è imputato in questo processo. Io non sono nè complice, né connivente, né favoreggiatore”, dice ai giudici Alberto Perlasca, il testo chiave del caso della compravendita in Vaticano del palazzo londinese di Sloane Avenue.


“La mia posizione è stata archiviata, io sono qui perché altri mi hanno portato qui”. Il riferimento sembra essere Angelo Maria Becciu, chiamato a rispondere dell’accaduto dalla giustizia vaticana. Ma se questa è la notizia che viene dal dibattimento, e da una testimonianza che riprenderà la prossima settimana per aiutare il teste a recuperare rispetto ad una serie di “non ricordo”, nell’aula dove si svolge il procedimento aleggiano le rivelazioni di fonte giornalistica sulle chat che sempre Becciu animava di commenti e valutazioni.


Aleggiano, quelle parole, ma non vengono rievocate perché, si spiega, quello che il Promotore di Giustizia aveva da dire lo ha già detto ieri, al momento di annunciare l’esistenza di una rogatoria che ha portato la Guardia di Finanza di Sassari a compiere accertamenti sulla gestione della stessa diocesi di Ozieri e di una cooperativa per la produzione di pane gestite, da quanto emerge, l’una come l’altra direttamente o indirettamente dal porporato e dai suoi più stretti familiari. Ed è con loro che Becciu, in una chat che sarebbe allegata agli atti, si lancia in una serie di valutazioni.


In sé, riconosce per prima l’accusa, non si tratta di reati o prove di reato, ma “descrivono l’habitat maturato nella cerchia dei familiari e dei più stretti congiunti”, atteggiamenti che “dimostrano l’esistenza di un regime condiviso di sostanziale ostilità verso le autorità giudiziarie vaticane e verso il Pontefice”. La rilevanza ai fini del processo, insomma, può essere considerata relativa; quella extragiudiziale è altra cosa.
Oggi Perlasca ha ricordato un Becciu sicuro che al processo non si sarebbe mai arrivati, in grado di fare in modo che sia lo stesso Perlasca sia Mauro Carlino, già segretario del Cardinale, lasciassero Santa Marta. E quando si arriva al nocciolo della questione, la compravendita del palazzo che, secondo altri testimoni, ha portato alle casse vaticane un danno di 89 milioni di sterline, quasi rimpiange: “Non eravamo pronti, non eravamo psicologicamente pronti per quella operazione. Soprattutto con quella velocità. E’ stata come una frana”.