Se la partita per le elezioni Regionali in Lombardia ha già sparato i primi fuochi d’artificio, quella per le Regionali del Lazio è appena iniziata e promette scintille: i due appuntamenti simbolo della primavera 2023 rappresentano il primo vero test del Partito Democratico nel suo percorso di rinnovamento, che dovrà stabilire il successore di Nicola Zingaretti.

L’ex segretario del Pd, eletto alla Camera alle ultime politiche, si dimetterà domattina alla Corte dei Conti, tuttavia deve fare i conti con l’arrembaggio del Movimento 5 Stelle dettato da Giuseppe Conte.

Elezioni Lazio, Zingaretti: “Abbiamo visto cosa succede se non si è uniti”

Nicola Zingaretti assiste attonito alla dura presa di posizione di Giuseppe Conte sul dossier relativo alle elezioni Regionali del Lazio. A poche ore dalle sue dimissioni, il deputato del Pd commenta amaramente l’ultimatum lanciato dal leader del M5s, il quale ha sostanzialmente ribadito che “le porte al Partito Democratico sono chiuse a meno che non accetti in blocco le nostre condizioni”.

Al centro del dibattito c’è il nodo inceneritore, su cui i pentastellati (e Conte in particolare) non intendono fare passi indietro. Zingaretti sostiene che “con queste parole Conte rompe l’alleanza di centrosinistra senza motivo, perché la Regione non ha mai autorizzato e mai autorizzerà nessun inceneritore. Una scelta fatta anni addietro, non abbiamo bisogno che lui ce lo ricordi”

Insomma, chi mal comincia è già a metà dell’opera (ma dalla parte sbagliata) e rispetto al dossier lombardo la situazione pare decisamente più delicata e spinosa. E c’è chi non ha mancato di osservare che alla conferenza stampa di questa mattina al Tempio di Adriano erano assenti gli assessori pentastellati della giunta, Roberta Lombardi e Valentina Corrado. Quest’ultima è poi giunta in lampante ritardo all’evento, mentre fonti vicine a Lombardi hanno fatto sapere che l’ex deputata era impegnata a Rimini.

In ogni caso, Zingaretti non si dimostra particolarmente afflitto poiché la questione non è “affar proprio”, per usare una famosa citazione. Ma l’invito è ad assumersi le proprie responsabilità, ricordando i casi recenti in cui i litigi tra le forze democratiche e progressiste hanno spalancato le porte al centrodestra (“Lelezione di La Russa al Senato, Fontana alla Camera e di Giorgia Meloni alla presidenza del Consiglio”). Anche perché “alle spalle ci sono due anni di governo del campo largo insieme ad Azione, a Italia Viva e alle liste civiche: non ci sono migliori esempi di unità d’intenti”. Eppure, anche il presidente dimissionario è convinto che i programmi e i contenuti siano solo lo scheletro di facciata dietro a cui nascondere i reali obiettivi. Ma a pagare il prezzo di questi giochetti politici saranno i cittadini, specialmente i deboli e gli indifesi.

Nodo Roma e inceneritore

Alla base dello strappo di Giuseppe Conte c’è l’atteggiamento del sindaco di Roma, il dem Roberto Gualtieri, che prosegue l’iter per la realizzazione del termovalorizzatore (o inceneritore a seconda della prospettiva).

Zingaretti sottolinea che la decisione è stata assunta in quanto “Gualtieri è anche commissario per il Giubileo” e poiché “è stata ereditata una situazione drammatica negli ultimi 10 anni“: periodo in cui ha governato anche Virginia Raggi dopo Alemanno e Marino.