Sentenza Mafia Capitale: le condanne a 12 anni e 10 mesi per Salvatore Buzzi e a 10 anni per Massimo Carminati, decise in via definitiva a fine settembre dalla Cassazione, sarebbero giustificate “dai connotati di elevata gravità e pericolosità” delle loro condotte illecite, anche in assenza dell’aggravante mafiosa. A scriverlo sono i supremi giudici della seconda sezione nelle motivazioni della sentenza con cui erano stati chiamati a formulare un riconteggio della pena per i due principali imputati dell’operazione “Mondo di mezzo”.

Sentenza Mafia Capitale: per la Cassazione il sodalizio Carminati-Buzzi è “di elevata gravità e pericolosità” pur in assenza dell’aggravante mafiosa

L’indagine, poi rinominata Mafia Capitale, aveva portato all’arresto di numerose persone per condotta illecita. Tutto era iniziato nel 2012 con un articolo scritto per l’Espresso dal giornalista Lirio Abbate, che aveva ricostruito la spartizione della Capitale tra diversi gruppi criminali facenti capo a Massimo Carminati, “Er cecato”, ex terrorista dei NAR e affiliato della Banda della Magliana. Le indagini avevano permesso di scoprire un’ampia rete di associazione mafiosa per il controllo delle attività economiche e la conquista degli appalti pubblici, coinvolgendo anche l’ex sindaco di Roma Gianni Alemanno, condannato a 6 anni di reclusione per corruzione e finanziamento illecito.

I due principali imputati dell’operazione erano da subito risultati essere Carminati e Buzzi, che nel primo grado erano stati condannati rispettivamente a 20 anni (contro i 28 richiesti) e 19 anni (contro i 26 anni e 3 mesi richiesti); poi, nel settembre del 2018, nel primo processo di Appello, le pene erano scese ulteriormente: 14 anni e mezzo per Carminati e 18 anni e 4 mesi per Buzzi. Lo scorso settembre la Cassazione ha confermato le condanne pronunciate in Appello bis nel marzo del 2021: 10 anni per Carminati e 12 anni e 4 mesi per Buzzi. Alla fine l’aggravante mafiosa è stata esclusa ma, come si legge nelle motivazioni della sentenza dei supremi giudici della seconda sezione, che erano stati chiamati a riconteggiare le pene, “non è affatto illogico, laddove tale sodalizio perda le stimmate di mafiosità, determinare una pena più elevata nel minimo, proprio perché rispetto al tipo ‘ordinario’ del fenomeno associativo semplice, il giudicante si trova dinanzi un sodalizio che, nell’ambito della scala di gravità della relativa fattispecie, assume, per come ampiamente descritto nelle sentenze di merito, connotati di elevata gravità e pericolosità“.

Salvatore Buzzi è stato arrestato a Lamezia Terme ed è ora chiamato a scontare i 7 anni e 3 mesi di pena residua presso il carcere di Catanzaro; Carminati è invece libero in attesa di un altro conteggio, quello dei giorni di “pre-sofferto” maturati quando era detenuto, con motivazioni poi decadute, in regime di massima sicurezza e, completato questo iter procedurale, potrà chiedere di essere assegnato ai servizi sociali per la parte rimanente di pena, essendo già certo di essere sotto la soglia minima per tornare in carcere.

“Congrua motivazioni – hanno scritto ancora i giudici – rinvengono anche gli aumenti operati per le due ipotesi associative semplici per cui è intervenuta condanna (corruzione per Buzzi ed estorsione e altri reati di strada per Carminati, ndr). Si è infatti messo in evidenza come l’una compagine (quella di Buzzi, ndr) fosse finalizzata a lucrare dal settore degli appalti pubblici, inquinando persistentemente e pesantemente, con metodi corruttivi e pervasivi, le scelte politiche e l’agire pubblico dell’ente locale. Anche dell’altra compagine (quella di Carminati, ndr) se ne è evidenziato il disvalore tanto per le particolari finalità illecite perseguite, inquinanti il tessuto relativo al libero esercizio del credito che, soprattutto, per la caratura criminale dei partecipi”. Insomma, la gravità rimane, pur in assenza della componente mafiosa, tanto da giustificare le condanne in via definitiva.