Nata a metà degli anni ’90, la conferenza delle nazioni unite sui cambiamenti climatici ha avuto sempre un ruolo fondamentale nella mediazione diplomatica, tra gli stati, per stabilire obiettivi comuni per affrontare la lotta al cambiamento climatico.

L’organizzazione dell’edizione numero ventisette che si svolge dal 6 al 18 novembre 2022, è curata dall’Egitto. Nella fantastica città turistica di Sharm el-Sheikh, situata nella parte meridionale della penisola del Sinai e bagnata dal mar Nero, saranno ospitati i rappresentanti dei 200 paesi che parteciperanno alla manifestazione.

L a ventisettesima edizione, dell’evento più importante dell’anno dedicato alla lotta al cambiamento climatico, segna il trentesimo anniversario dell’adozione della convenzione quadro delle nazioni unite sui cambiamenti climatici. In questi trent’anni, e dopo ventisei edizioni, si ha certamente una maggiore consapevolezza dei problemi legati al surriscaldamento globale scaturito dai gas serra immessi in atmosfera.

Nel corso degli anni, gli obiettivi di contrasto al cambiamento climatico sono stati condivisi da molti paesi che hanno partecipato alle varie edizioni. Tuttavia, troppo spesso, gli obiettivi non sono stati raggiunti oppure raggiunti troppo lentamente rispetto ai termini stabiliti per mitigare gli effetti, ormai palesi, di un equilibrio climatico che vacilla pericolosamente verso il punto di non ritorno.

Cop27 agenda: nuove sfide e tensioni diplomatiche

La Cop27 è un’opportunità per mostrare l’interesse e la coesione, tra i 200 paesi partecipanti, ad affrontare le sfide alla lotta al cambiamento climatico.

Da molti anni ormai, scienziati di tutto il mondo, sostengono le tesi inconfutabili degli effetti dannosi prodotti dal surriscaldamento globale. Eventi atmosferici avversi che si manifestano con maggior frequenza e violenza rispetto al passato, sono la testimonianza di quanto il clima stia mutando tanto rapidamente quanto pericolosamente verso uno sconvolgimento dell’equilibrio climatico globale.

Difficile stabilire quanto lo spettro della crisi energetica che incombe sull’Europa e le tensioni militari tra Russia e Ucraina, possono rendere arduo il percorso di condivisione di obiettivi comuni.

Se da una parte, il conflitto militare ha determinato un’accelerazione, per molti stati, al raggiungimento dell’indipendenza energetica mettendo in campo politiche di sviluppo in grado di sfruttare una maggior produzione di energia elettrica con fonti rinnovabili, come eolico e fotovoltaico, contribuendo attivamente alla riduzione dei gas serra immessi in atmosfera. D’altra parte, l’inasprimento delle relazioni diplomatiche tra Washington, Mosca e le cancellerie diplomatiche europee potrebbe rendere le trattative molto più difficoltose.

Dall’accordo di Parigi agli impegni di Glasgow

Negli anni, molti sono stati gli obiettivi e gli accordi firmati per stabilire una road- map da seguire per fronteggiare il cambiamento climatico.

L’accordo di Parigi del 2015, ha permesso di stabilire obiettivi comuni e condivisi a lungo termine per contrastare gli effetti del cambiamento climatico. Nello specifico, il testo firmato dei 196 paesi che vi hanno partecipato, stabilisce che:

  • Mantenere l’aumento della temperatura media mondiale sotto i 2 gradi centigradi rispetto ai livelli pre-industriali.

Proseguire verso un limite massimo di aumento della temperatura media mondiale di 1,5 gradi centigradi rispetto ai livelli pre-industriali.

  • Promuovere lo sviluppo sostenibile con bassi livelli di emissioni di gas a effetto serra.
  • Rendere i flussi finanziari congrui con lo sviluppo sostenibile.

Nel 2021, dall’edizione numero ventisei della Cop, è stato sottoscritto il patto per il clima di Glasgow. Un trattato, sottoscritto e firmato da 197 paesi partecipanti, dall’importanza rilevante; per la prima volta nella storia degli accordi climatici, il carbone è indicato esplicitamente, insieme al petrolio e gas, come il maggior responsabile della produzione di gas serra.

Una presa di posizione netta e decisa nella lotta ai cambiamenti climatici, ma anche la consapevolezza che un processo di de-carbonizzazione in un’epoca industrializzata, come quella nella quale viviamo, rappresenta una sfida ardua.

I punti principali dell’accordo di Glasgow sono:

  • Rivedere il piano di riduzione delle emissioni inquinanti per il 2022, con l’obiettivo di poter contrastare l’aumento della temperatura media mondiale entro 1,5 gradi centigradi.
  • Limitare l’uso del carbone.
  • Maggiore sostegno finanziario verso i paesi in via di sviluppo.

Cop27, quattro obiettivi da condividere

I rappresentanti dei 200 paesi, che parteciperanno alla ventisettesima edizione della Cop, dovranno impegnarsi per trovare un’intesa su obiettivi fondamentali per affrontare con decisione la lotta al cambiamento climatico.

Ondate di calore estreme, siccità e improvvise alluvioni sono segnali ormai inequivocabili del pericolo del surriscaldamento globale. Continuare con il processo d’inquinamento ambientale, che ha caratterizzato il periodo post-industrializzazione, potrebbe avere conseguenze disastrose.

Il surriscaldamento globale, se non interrotto, porterebbe in pochi decenni allo scioglimento dei ghiacciai con il conseguente innalzamento dei livelli dei mari. Le conseguenze sarebbero disastrose; intere città situate sulle coste sarebbero destinate a scomparire come conseguenza dell’erosione costiera.

Anche l’alterazione del normale ciclo delle stagioni, se non s’interviene con misure mirare a mitigare gli effetti del surriscaldamento globale, provocherebbe ondate di calore d’intensità e frequenza sempre maggiore rendendo impossibile la coltivazione di ampie zone del pianeta, aumentando il divario economico tra popolazioni.

I quattro obiettivi principali sui quali si svolgerà la Cop27 sono:

Mitigazione.

Gli ultimi dati forniti dai ricercatori dell’Ipcc (Intergovernmental Panel on Climate Change) non sono certo confortanti, la temperatura media globale è aumentata di 1,1 gradi centigradi.

Proprio com’è indicato dal significato della parola mitigazione, ossia il tentativo di ridurre a una misura più tollerabile, bisognerà intervenire per contrastare il riscaldamento globale.

Dovranno essere rispettati gli accordi per limitare l’aumento medio della temperatura globale sotto i 2 gradi centigradi, mantenendo vivo l’obiettivo di ridurre ulteriormente la soglia del riscaldamento medio globale a 1,5 gradi centigradi.

Adattamento.

Sarà fondamentale rafforzare gli accordi di Parigi e di Glasgow sul clima per ottenere una riduzione efficace di gas serra immessi nell’atmosfera ma, congiuntamente, sarà necessario adottare politiche e strategie comuni per affrontare gli effetti ormai irreversibili del cambiamento climatico.

Per questo, bisognerà intervenire su una corretta pianificazione, a larga scala, dei processi di sviluppo internazionali; ponendo come obiettivo quello di preservare l’incolumità e la salute del genere umano.

Finanziamento.

Credito di cento miliardi di dollari annuo, che i paesi più ricchi metteranno a disposizione dei paesi più poveri, trasparenza dei flussi finanziari e finanziamento dedicate ai paesi in via di sviluppo per raggiungere gli obiettivi di Parigi; sono una strategia da consolidare per garantire uno sviluppo sostenibile dei paesi economicamente svantaggiati.

Collaborazione.

La collaborazione tra tutti i paesi partecipanti è senza dubbio l’obiettivo principale.

Contrastare il cambiamento climatico per impedire conseguenze disastrose, richiede uno sforzo comune.  Tanto maggiore sarà la volontà di affrontare, uniti e coesi, le difficoltà che il processo di de-carbonizzazione implica e maggiore saranno le possibilità di mitigare gli effetti dannosi prodotti da decenni di sfrenato inquinamento ambientale.

Gianni Truini