Riforma pensioni 2023 ultima ora. Una proroga di Quota 102 nel 2023 per poi passare a Quota 103 l’anno successivo. Sarebbe questa l’ipotesi più probabile su cui sta lavorando il governo per evitare il ritorno alla Legge Fornero.

Riforma pensioni 2023 ultima ora

Mancano tempo e risorse per una riforma strutturale delle pensioni. Per questo il governo Meloni è orientato a prorogare Quota 102 con pensione a 64 anni di età e 38 di contributi. Quasi certe le proroghe di Ape sociale e Opzione donna. In caso fosse confermata la proroga per la pensione Quota 102 nel 2023, non resteranno probabilmente però gli stessi requisiti previsti per il 2022. Si tratterebbe infatti di una Quota 102 flessibile. Con questa soluzione, sarebbe possibile uscire dal mondo del lavoro con ognuna delle combinazioni possibili tra 61 anni e 66 anni di età e tra 35 anni e 41 anni di contributi. La cosa essenziale è che la somma sia 102. Una Quota 102 rivista su cui sta spingendo forte la Lega che considera questa soluzione un primo assaggio di Quota 41 “secca” da introdurre prima della fine della legislatura

Quota 103 nel 2024

Tra le opzioni anche quella di Quota 102 o 103 con un mix flessibile partendo da un requisito anagrafico predefinito. Il tutto potrebbe essere accompagnato da un meccanismo di premi per incentivare la permanenza al lavoro dopo la maturazione dei requisiti per l’accesso alla pensione di alcune categorie in settori con vuoti di organico, come ad esempio quello sanitario. Quota 103 potrebbe funzionare allo stesso modo di come era previsto per Quota 100 prima e per Quota 102 poi. In pratica, il diritto alla pensione si raggiungerebbe al momento in cui la somma tra età anagrafica e contributi previdenziali risulti 103. Se una persona compie 61 anni nel 2023 potrebbe andare in pensione solo se nel frattempo ha raggiunto 42 anni di contributi. Si tratterebbe, quindi, di un anticipo di appena 10 mesi rispetto alle regole ordinarie, visto che oggi esiste la pensione anticipata che consente l’accesso alla pensione una volta maturati 42 anni e 10 mesi di contributi (un anno in meno per le donne), indipendentemente dall’età anagrafica. Chi ha maturato 41 anni di contributi, invece, potrebbe andare sì in pensione, ma solo al compimento dei 62 anni di età.