Come conservare l’olio d’oliva? Quando acquistiamo l’olio, lo trattiamo come se fosse oro, paragonabile al metallo prezioso anche per il costo esuberante, giustificato a mio avviso da un lavoro nei campi pesante fatto di sacrifici. Ecco alcune indicazioni su come conservare l’oro da tavola e su come interpretare la data di scadenza.

Come conservare l’olio di oliva? l’indicazione della data di scadenza

Chiaro è che la conservazione, una buona conservazione serve a preservare quelle che sono le proprietà organolettiche dell’olio che altrimenti verrebbero a mancare, quindi è necessario adottare i dovuti accorgimenti.

Nonostante dobbiamo stare attenti alla sua conservazione, come prodotto, l’olio ci lascia abbastanza tranquilli, ha una sua longevità, che gli permette in modo naturale di resistere assai a lungo.

Anche l’olio ha una sua data di scadenza, ma spesso ci capita di consumarla oltre la data di scadenza. In quel caso è ancora possibile potere consumare il prodotto entro un anno e mezzo o due anni a partire dalla data di imbottigliamento se si tratta di olio d’oliva. Nel caso dell’olio di oliva extra vergine il tempo di consumazione scende da un anno a un anno e mezzo.

Come conservare l’olio di oliva? Dove tenerlo e come

Le bottiglie bisogna tapparle bene, altrimenti potrebbe avviarsi pian piano quel processo di deperimento che potrebbe rendere il nostro olio non più commestibile e renderlo rancido molto prima: il sapore, l’odore e il colore sono indicatori in questo senso.

Per una corretta conservazione dell’olio d’oliva le bottiglie o le damigiane, o le latte, devono rimanere in un luogo fresco, asciutto e pulito, oltre che buio. L’ideale è una dispensa al chiuso, oppure una cantina ben riparata. Mai e poi mai esporlo a luce ed a fonti di calore dirette.

Si consiglia altresì di tenere l’olio d’oliva in bottiglie di vetro scure anziché chiare, perché quel tipo di vetro riesce a fornire una schermatura migliore dalla luce, che gioca un ruolo dannoso e potrebbe rovinare l’olio.

Non vanno assolutamente conservati nei contenitori di plastica, perché qualitativamente offrono molto meno garanzie, sul medio e lungo periodo, rispetto a quelli composti da vetro. Per quanto riguarda la temperatura di conservazione, non dovremmo mai scendere al di sotto dei 10°.

Differenze e caratteristiche tra extravergine, vergine e oliva

Questi prodotti apparentemente potrebbero sembrare identici ma, pur ricavati dallo stesso frutto, in realtà sono decisamente diversi:

L’olio si considera extravergine se ottenuto direttamente dai frutti, estratto con procedimenti meccanici senza far ricorso a solventi chimici, al (contrario dell’olio di semi) in condizioni termiche che non causino alterazioni all’olio.

L’olio extravergine di oliva, poi, deve rispettare alcuni requisiti, rientrando in determinati parametri. Il primo far tutti il grado di acidità: per legge deve essere minore o uguale a 0.8% per 100 grammi di prodotto.

Quando invece si passa all’analisi organolettica, praticamente all’assaggio del prodotto vero e proprio, questo dovrà presentarsi privo di difetti, non deve avere un sapore che dia sul rancido o sull’avvinato. Deve essere si fruttato, cioè deve restituire gli odori e le percezioni gustative che riportano all’oliva. Questa variante è sicuramente data dal suo grado di maturazione e dal processo di lavorazione che trasforma le olive in olio.

L’olio d’oliva viene considerato semplicemente vergine quando è ricavato pur sempre attraverso procedimenti meccanici, ma non arriva a soddisfare i parametri minimi (chimici e organolettici, con lievi difetti all’assaggio) che lo avrebbero potuto classificare come extravergine. Si tratta, insomma, di un prodotto qualitativamente di livello inferiore rispetto all’extravergine. Il grado di acidità puo arrivare al 2% per 100 grammi d’olio.

L’olio d’oliva, invece, è ottenuto dalla miscela di olio lampante (così chiamato xchè usato in passato come combustibile per le lampade), cioè difettato e cattivo con olio vergine o extravergine. L’olio lampante risulta non commestibile per una serie di errori commessi in fase di lavorazione oppure per l’utilizzo di olive non sane.

Dunque per renderlo commestibile, prima della miscela con gli altri oli deve subire un processo di raffinazione concluso il quale risulterà sì privo di difetti, ma anche inodore, insapore e praticamente incolore. Questo tipo di olio è usato per le cotture lunghe e la realizzazione delle conserve.