Prime parole di Papa Francesco dal Bahrein, dove si trova in questi giorni fino a domenica 6 novembre. Appena atterrato nel Paese arabo, il Pontefice si rivolge alle Autorità locali sottolineando come l’evoluzione umana abbia creato gli strumenti per eliminare le distanze sociali e culturali, ma al contempo ha esasperato “populismi, estremismi e imperialismi che mettono a repentaglio la sicurezza di tutti”.

Alla base di simili manifestazioni ci sono sentimenti come “l’indifferenza e il sospetto reciproco” ma anche comportamenti come rivalità e contrapposizioni. Il progresso scientifico e tecnologico non riesce dunque a unire i popoli del mondo, anteponendo alle opportunità d’incontro il dualismo.

L’appello di Papa Francesco contro il prevalere dei populismi

Accoglienza in grande stile per l’arrivo di Papa Francesco in Bahrein: cerimonia di lusso organizzata dal Re Hamad bin Isa Al Khalifa.

Poi Papa Francesco prende ispirazione da un importante simbolo del Bahrein: “Shajarat-al-Hayat“, ossia l’Albero della Vita locale e simbolo di vitalità e prosperità per la Nazione. Dietro, oltre alla tradizione, al mito, alla leggenda, c’è un grande barlume di verità: tale acacia, infatti, è ancora fiorente e rigogliosa nonostante si trovi in un’area desertica caratterizzata da precipitazioni assai scarse durante l’anno.

“Come può resistere così a lungo?” sembra chiedersi Bergoglio nella sua riflessione a ruota libera. E la risposta è a portata di tutti: le sue radici. Elemento essenziale per sorreggere l’intera struttura e al tempo stesso strumento e ancora di salvezza. Radici che sono anche metafora del Bahrein stesso: luogo d’incontro tra i popoli già diversi millenni di anni fa, punto di interscambio tra le rotte commerciali verso la Persia e l’Oriente. Terra di grande bellezza e di vaste sorgenti d’acque che la ribattezzarono nell’antichità come luogo paradisiaco.

Francesco si definisce “seminatore di pace” tra Oriente e Occidente, sottolineando i grandi passi in avanti compiuti sotto il suo pontificati nei rapporti con i suoi omologhi islamici. Successivamente esalta il Bahrein per aver generato ricchezza dalla diversità culturale, “non omologante ma includente” in un’epoca dove il principale obiettivo è concentrarsi su se stessi. Esempio che la convivenza è possibile, a maggior ragione in un mondo ormai segnato dalla globalizzazione.