Il Decreto Rave Party sta facendo molto parlare di se e noi di TAG24 abbiamo intervistato il Professor Federico Girelli, docente di diritto costituzionale all’Università Niccolò Cusano per discutere con lui sulla domanda che attanaglia gli italiani: la nuova norma proposta con decreto legge dal Governo Meloni è o non è costituzionale? Andiamo ad analizzare tutti gli aspetti di quella che è la prima vera polemica sull’azione del nuovo esecutivo.

Decreto Rave Party, Prof. Girelli risponde: “Non ce n’era l’urgenza”

Il professor Federico Girelli dell’Università Niccolò Cusano

“È una domanda che non può avere una risposta radicale, qualche perplessità lo dimostra soprattutto per l’introduzione sotto forma di Decreto Legge un nuovo reato che è quello del cosiddetto decreto anti rave. Questo nuovo articolo del codice penale non è un modello di drafting così com’è scritto, il drafting è l’arte di saper scrivere le leggi. I colleghi penalisti vedranno come forse il principio di tassatività che esige la legge pensale in questo testo non emerge”, ha sottolineato il docente dell’Università Niccolò Cusano a proposito del cosiddetto decreto rave party.

Sul percorso della nuova normativa, su cui è arrivata anche la bocciatura di AP con Stefano Bandecchi, c’è comunque la prossima verifica parlamentare: “Il decreto legge verrà presentato in parlamento e dovrà essere convertito, confidiamo nei necessari correttivi. Il problema è il metodo perché la costituzione prevede che per il decreto legge emergano i presupposti di straordinarietà, necessità e urgenza. Non mi pare che in questa specifica fattispecie emerga questo, lo dico da persona che non ama i rave e soprattutto quello fatti in luoghi occupati illegalmente”.

Decreto Rave Party, uno dei problemi è omogeneità

Il Professor Federico Girelli sottolinea come il decreto legge emanato dal Governo Meloni cozzi con l’articolo 17 della Costituzione: “La norma è stata inserita in un decreto che si occupa di rinviare le nuove norme inserite in materia di procedura penale e del cosiddetto ergastolo stativo in base a quanto stabilito dalla Corte Costituzionale. Questa disciplina specifica sui raduni illeciti che cozza con l’articolo 17 che stabilisce la libertà di riunione fa pensare al criterio di omogeneità che deve essere rispettata secondo la costituzione con un decreto. La Corte Costituzionale dice che se interviene il governo con il potere normativo primario l’atto deve essere specifico, inserire cose diverse è uno stratagemma che permette di usufruire delle corsie preferenziali per approvare la legge nei tempi stabiliti. Le cose dette finora non ci fanno sposare la piena costituzionalità di questo decreto”, con il docente che sottolinea come in realtà ci siano già adeguate normative contro il consumo delle droghe “Ci sono norme che puniscono queste condotte del consumo di droghe, il problema è che questa norma riguarda genericamente i raduni. Se vogliamo punire i rave, non le feste in sé perché ognuno può divertirsi come crede, ma con le modalità che determinano un disvalore per l’ordinamento in ossequio all’omogeneità la norma andava scritta in modo diverso. Confidiamo nel parlamento”.

Decreto Legge e la mancata opposizione di Mattarella

Molti hanno puntato il dito sul Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, ma in realtà come ci spiega il docente di diritto costituzionale in materia di decreto legge il suo potere è molto limitato: “Il Capo dello Stato non è la corte costituzionale, solo di fronte ad una manifesta incostituzionalità potrebbe suggerire di non andare avanti. Per le leggi il Capo dello Stato può rinviare alle Camere, sul decreto legge non è previsto il ritorno al governo. Questa discussione sul decreto legge e l’emanazione del capo dello stato è fine a se stessa perché ogni giorno la Corte Costituzionale dichiara incostituzionale leggi emanate dal Capo dello Stato. La sua firma sul decreto legge non è garanzia di costituzionalità certa”.

Il decreto rave party è stato dunque firmato da Mattarella, anche se non sappiamo quale possa essere stata la sua reazione alla lettura: “Noi questo non lo sappiamo sul perché non sia intervenuto, normalmente gli uffici si sentono quando si emana un decreto. In queste interlocuzioni l’ufficio del Presidente della repubblica vinee informato. In questo decreto ci sono cose che dovevano essere introdotte con velocità, qui rientra l’omogeneità che manca. Anche qui la posizione del Capo dello Stato è delicata, lui è il garante dell’equilibrio dei poteri e non può imporsi più del dovuto rispetto al Governo sulla base della sua indescrizionalità politica. Il primo giudice dell’urgenza è il Governo a cui la costituzione attribuisce la possibilità del decreto legge. La scelta è sempre politica e discrezionale”.

La reazione dell’opinione pubblica sulla sua larga interpretazione

L’opinione pubblica e l’opposizione spiegano che il dissenso alla normativa emerge proprio per la sua natura non chiara: “Sulla legge non c’è scritta la parola rave e sono previste pene così elevate che permettono di indagare con le intercettazioni che sono davvero l’ultimo passaggio per reati molto più gravi, anche le pene sono sproporzionate. Il che determina un altro problema di costituzionalità sulla natura intrinseca della norma, oltre che al confronto con altre condotte meno gravi”, con il docente che sottolinea “L’introduzione di questo nuovo articolo del codice penale non è un chiaro esempio di scrittura normativa, fortunatamente il sistema ha i suoi anticorpi confido nel passaggio parlamentare. Prima di questo decreto legge non si poteva occupare un posto con la droga che circolava. Quel che è successo a Viterbo è un fatto straordinario con migliaia di persone. Penso che i tutori abbiano fatto i conti tra i costi e i benefici, su un evento così devi avere le risorse per intervenire e prevenire gli effetti dell’intervento. A volte la cura può essere peggiore della malattia, questo non giustifica quel che è accaduto”.

Molti sono esasperati dalle notizie sui rave party abusivi che portano a delle vere tragedie come quella di Viterbo o il maxi rave a Modena, ma il decreto non è necessario dato che esistono già delle normative contro questi comportamenti illegali: “L’introduzione di questo nuovo articolo del codice penale non è un chiaro esempio di scrittura normativa, fortunatamente il sistema ha i suoi anticorpi confido nel passaggio parlamentare. Prima di questo decreto legge non si poteva occupare un posto con la droga che circolava. Quel che è successo a Viterbo è un fatto straordinario con migliaia di persone. Penso che i tutori abbiano fatto i conti tra i costi e i benefici, su un evento così devi avere le risorse per intervenire e prevenire gli effetti dell’intervento. A volte la cura può essere peggiore della malattia, questo non giustifica quel che è accaduto”.

Decreto Legge e il suo abuso negli ultimi anni

Molti associano il Decreto Legge del Governo Meloni a quelli emanati da Giuseppe Conte, ma la sua situazione era ben diversa: “Del Decreto Legge si è abusato fino al 1996 quando è intervenuta la Corte Costituzionale ponendo una serie di paletti, non per questo è venuta meno la sua utilità. Nel corso della pandemia è chiaro che per la sua emergenza si sono abusati per adottare i DPCM per far fronte all’emergenza”, c’è comunque da riconoscere la bontà dell’iniziativa di voler limitare questo tipo di iniziative illegali come i rave party “Se vogliamo fare una norma ad hoc per i rave facciamola in modo che sia applicabile e che non ponga problemi seri di ampia interpretazioni. Il problema di questa norma, anche al di là delle buone intenzioni di chi l’ha scritta, è troppo soggettiva nella sua interpretazione. Le interpretazioni finali della norma nel corso della storia possono essere diverse”

Il professor Federico Girelli alla fine chiosa: “Il problema è che questa norma introduce pene eccessive e severissime applicabili ad una molteplicità diversa di eventi. Si vanno a colpire anche ipotesi che non avrebbero bisogno di simili pene. Se vogliamo adottare misure di ordine pubblico si può fare, ma la materia penale è coperta dalla riserva di legge anche con atti del governo equiparati alla legge ma per un decreto legge ci vorrebbero altri aspetti. Questo governo ha una linea politica discrezionale e ha deciso di intervenire subito su questo versante con una scelta politica”.