Allarme influenza aviaria nel Regno Unito dove centinaia di capi di pollame e di uccelli si stanno preparando al lockdown. Infatti, stando a quanto annunciato nelle ultime ore dal Dipartimento per l’ambiente, l’alimentazione e gli affari rurali e l’Agenzia per la salute degli animali e delle piante del Paese, tutti i pennuti del territorio inglese dovranno rigorosamente rimanere chiusi in gabbia a partire dal prossimo 7 di Novembre.

La misura, naturalmente è la risposta all’imperversare dell’influenza aviaria, che nel solo continente europeo, UK incluso, ha già portato all’abbattimento di oltre 50 milioni di volatili: si tratta, secondo i rapporti delle autorità sanitarie, della peggiore epidemia di sempre, con il personale veterinario britannico che ha classificato come “estremamente alto” il rischio di infezione.

Christine Middlemiss, capo dell’ autorità veterinaria del governo del Regno Unito ha dichiarato:

“Stiamo assistendo a una rapida escalation del numero di casi negli uccelli da cortile e degli allevamenti commerciali di tutta l’Inghilterra, il rischio che gli uccelli tenuti in gabbia possano essere esposti a malattie ha raggiunto un livello tale da giustificare la misura del governo fino a nuovo avviso”.

Particolarmente colpita dall’epidemia sono state le regioni orientali dell’Inghilterra come Norfolk, Suffolk ed Essex dove sono risultati essere ben 14 i focolai registrati negli allevamenti soltanto nell’ultimo mese in questa parte del Paese.

Influenza aviaria Regno Unito: la sicurezza alimentare dei consumatori

In base ai recenti provvedimenti approvati da Downing Street già dal 17 Ottobre scorso, con l’istituzione dell’ “Avian Influenza Prevention Zone” (AIPZ), gli allevatori del Regno che possiedono oltre 500 volatili sono obbligati a limitare gli ingressi nelle loro attività solo al personale aziendale. Inoltre, le regole impongono di cambiare abbigliamento prima di entrare nei recinti e provvedere alla pulizia e alla disinfestazione regolare delle aree di allevamento.

“In questo momento la situazione è terrificante. Tutta la nostra attività dipende dai mercatini di Natale. Se dovessimo essere colpiti dal virus perderemmo tutto, ha detto alla BBC l’agricoltore inglese Tom Copas, che ha ospitato circa 60 mila volatili nella sua fattoria, conosco due produttori stagionali che hanno avuto focolai nei loro allevamenti e hanno perso circa la metà dei loro tacchini”.

Tuttavia l’Agenzia per la sicurezza sanitaria del Regno Unito ha informato i cittadini che i rischi di contagio per la salute pubblica restano “molto bassi”. Lo stesso vale per la sicurezza alimentare dei consumatori di prodotti derivati dal pollame ovviamente se cotti correttamente, uova comprese.

Record di casi in Europa, Italia al secondo posto per numero di contagi

Il diffondersi dell’influenza aviaria non preoccupa solo Regno Unito, ma tutta Europa. A inizio Ottobre l’Autorità europea per la sicurezza alimentare (Efsa) e il Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (Ecdc) hanno comunicato i numeri (aggiornati al 3 Ottobre 2022) di quella che è stata “la più grande epidemia di influenza aviaria mai vista nel Vecchio Continente”, con quasi 2.500 focolai, 47,5 milioni di uccelli abbattuti negli allevamenti e oltre 3.500 casi tra gli esemplari selvatici registrati da ottobre 2021 ad oggi.

Nell’autunno del 2021 infatti il virus ha varcato per la prima volta l’Oceano Atlantico, diffondendosi dall’Europa al Nord America. Nelle aree densamente popolate e nei sistemi di produzione avicola altamente esposti all’influenza aviaria, sottolinea Efsa in una nota, “andranno prese in considerazione strategie di prevenzione a medio e lungo termine”.

L’Italia è attualmente il secondo Paese per numero di focolai negli allevamenti (317) dopo la Francia (1.383). Proprio al di là delle Alpi, si è assistito a uno degli effetti più drammatici dell’epidemia: la morte di oltre 1200 uccelli marini appartenenti a specie protette. Lo ha reso noto a inizio Settembre la Direzione regionale per l’alimentazione, l’agricoltura e la silvicoltura francese (DRAAF).