La storia che abbiamo deciso di raccontarvi è una storia costellata di errori, alcuni gravi, altri imperdonabili, altri ancora persino fatali. La storia di Alessio e Maricica si consuma in pochi minuti, come quelle storie brutte che si fatica a credere che possano essere vere. Quello che abbiamo deciso di raccontarvi è quello che abbiamo visto in un filmato che hanno visto tutti ed è proprio a questo punto che cominciano gli errori. Un ragazzo di vent’anni fa la fila nella tabaccheria della stazione Anagnina di Roma. Un’infermiera di nazionalità romena non rispetta il turno e si sente redarguire: «Ma al vostro paese non si rispetta la fila?». La risposta di Maricica è verbalmente violenta, il ragazzo prende le sue sigarette e se ne va, non sapendo che il diverbio sarebbe continuato fuori da quel negozio e ben oltre la sua stessa immaginazione. Maricica lo segue, lo insulta, Alessio le risponde ma senza la possibilità di porre fine a quell’alterco. L’infermiera si fa più insistente, tallona da presso il ragazzo, gli sputa e arriva quasi a schiaffeggiarlo. Alessio perde la testa, si gira di scatto e allontana Maricica con una manata al volto (l’autopsia, realizzata alla presenza di tutte le parti e che pubblichiamo in allegato, certifica che non si è trattato di un pugno). L’infermiera cade e sbatte la testa. Alessio si allontana ma un sottoufficiale della Marina lo bracca dopo pochi metri e lo riconduce sul luogo della colluttazione dove, nel frattempo, si è formato un capannello di persone intorno alla donna a terra. Maricica sarà condotta al pronto soccorso del Policlinico Casilino dove sarà operata con successo ma dove troverà la morte dopo una settimana di coma. Nella tragica rassegna di errori di cui è piena questa storia, non si può non partire da quello fatale, stigmatizzabile, condannabile senza riserve: la reazione di Alessio. Non l’unico, purtroppo, perché anche Maricica sbaglia. Sbaglia nel reiterare i suoi insulti, sbaglia nel provocare verbalmente il ragazzo, sbaglia nel minacciarlo fisicamente. Da qui in poi, la lunga serie di errori che segue, può essere attribuita a tutti coloro i quali hanno parlato di questa storia cercando di strumentalizzarla. La tragica fine di Maricica non scaturisce da un conflitto razziale e discriminatorio così come Alessio non è un pugile professionista con istinti omicidi; e poi non si rimedia ad un errore fatale con la giustizia sommaria, né serve un carnefice dannato ed una vittima immacolata per raccontare una storia piena di errori. In casi come questi serve solo giustizia ed è quella che chiede Daniela Compagnoni, mamma di Alessio. Una giustizia che tenga conto dei fatti, una giustizia che condanni un gesto scriteriato senza voler essere esemplare per forza di cose. Serve giustizia mentre si può fare a meno di altro errore.

Signora Compagnoni, a più di 3 mesi dall’accaduto, qual è la situazione di Alessio e come procede l’iter processuale?
La situazione di Alessio è sempre la stessa, sta in isolamento e stiamo aspettando la consegna della perizia medico-legale della Procura. Fino a quel momento Alessio rimarrà in carcere, perché le istanze presentate dal nostro legale per l’ottenimento degli arresti domiciliari continuano ad essere respinte.

Sappiamo che Alessio è detenuto a Regina Coeli al 41bis in regime di carcere duro. Secondo lei si tratta di un procedimento particolarmente punitivo o può essere inteso come cautelativo per la sua incolumità all’interno del carcere?
Alessio continua ad essere in isolamento ma non è più detenuto al 41bis, quindi non è più sorvegliato a vista, gli sono state restituite le lenzuola e tutto quello di cui ha bisogno. Da un certo punto di vista ritengo la decisione esagerata ma si tratta certamente anche di un provvedimento cautelativo. Alessio è stato più volte minacciato dai detenuti romeni durante i pochi minuti di aria che gli sono concessi.

Ci sono anomalie, mancanze o negligenze che vuole denunciare durante la fase in cui gli inquirenti hanno raccolto le prove?
Avrei molte cose da dire a riguardo ma preferisco rispondere a questa domanda dopo la consegna della perizia.

Le richieste di domiciliari sono state respinte già tre volte. Adesso l’avvocato ha presentato  un’istanza al Tribunale della Libertà che al momento è al vaglio. Tra una ventina di giorni avremo l’esito del tribunale del Riesame (nel frattempo l’istanza è stata nuovamente rigettata).

Si parla di due testimoni oculari, la tabaccaia ed il giornalaio della Stazione Anagnina. La prima si è schierata in favore della vittima, il secondo, testimone in favore della difesa, è stato sentito da tutti gli organi di stampa e, malgrado ciò, è stato giudicato irreperibile dalle forze dell’ordine. Come spiega una situazione di questo genere?
Io non so dare una spiegazione di questa anomalia. Il giornalaio, che poi in realtà è una persona che prossimamente prenderà la gestione dell’edicola della Stazione, è stata vista da tutti ed è comparsa anche nel sito di Repubblica e, addirittura, anche la stampa tedesca è riuscita a rintracciarlo. Non ci sono riusciti i carabinieri. Per loro questa persona è irreperibile. Tra le altre cose l’avvocato aveva anche richiesto, credo al Pubblico Ministero, di sentire questa persona con incidente probatorio. Dopo dieci giorni che questa persona non era ancora stata contattata da nessuno, l’avvocato ha provveduto ad acquisire la deposizione nel suo studio. C’è anche un altro testimone in favore di Alessio, si tratta di un ragazzo che lavora alla stazione Anagnina come addetto alle pulizie. Il ragazzo è stato sentito dai Carabinieri e sembra che abbia visto la signora che metteva le mani addosso a mio figlio anche se pare non aver sentito cosa stesse dicendo; però ha visto tutto: gli sputi, i calci, gli schiaffi e tutto il resto.

Signora Compagnoni, nel nostro precedente incontro ci aveva detto che il suo avvocato era in possesso di un video che però la procura non ha potuto prendere agli atti. In questo video sarebbe contenuta una parte dell’accaduto che l’opinione pubblica non ha potuto vedere e in cui è evidente che la vittima non ha perso i sensi nel momento stesso della colluttazione. Il video sarebbe fondamentale, perché non è stato preso agli atti?
In realtà il video è stato preso agli atti. Il video è stato preso dall’avvocato qualche giorno prima del Tribunale del Riesame. L’avvocato mi ha spiegato che proprio quando ci si appella al Tribunale del riesame un legale ha la possibilità di accedere agli atti disponibili. Il problema è stato che il video non era leggibile dai computer del tribunale. Per essere visto avrebbero dovuto decodificarlo, ma questo non è stato fatto. L’avvocato ha richiesto quindi una copia di questo video, l’ha affidato ad un tecnico di sua fiducia che lo ha reso leggibile. Successivamente, quando siamo andati al Tribunale del Riesame l’avvocato è venuto con il suo computer e con il nuovo formato video. Il documento mostra la signora che cade a terra esattamente alle 16.35. Nel frattempo il sottoufficiale della marina ferma Alessio ed insieme tornano verso la signora. Il sottoufficiale consegna Alessio ad un vigile che si trovava sul posto. Il filmato mostra come, con lo scorrere dei minuti, si siano cominciate a radunare persone intorno al corpo della donna senza che nessuno chiamasse il 118. I soccorsi vengono chiamati  17 minuti dopo l’incidente, credo alle 16.52 e, nel frattempo, si vede che la signora si muove, le passano un fazzoletto che lei si passa sul viso. La donna è addirittura in grado di tirare i pantaloni del sottufficiale, che si china e parla con lei, anche se questa cosa non è mai stata detta dal militare. Probabilmente non gli è stata domandata o forse non è stata ritenuta importante, questo non lo so, ma dal video si vede chiaramente quello che è accaduto. Intorno alla scena ci sono anche dei vigili indaffarati a scrivere (non si sa cosa). Il nostro testimone, durante la scena, chiede anche di chiamare il 118 ma gli viene risposto che era già stata fatta la chiamata, sebbene non fosse vero. Il 118 arriva dopo 7 minuti dalla chiamata e, quindi, alle 16.56 la signora è stata portata al Policlinico Casilino ancora viva e cosciente, come dimostra anche la cartella clinica del medico di guardia al pronto soccorso, dove si dice che la signora, al momento dell’ingresso, rispondeva a stimoli dolorosi e veniva attestato lo stato cosciente.

Quanto ha dovuto attendere la signora Hahanianu prima di essere operata?
Prima che i sanitari intervenissero sulla signora è passato un tempo inaccettabile per un codice rosso. Secondo i nostri periti andrebbe accertata anche una negligenza da parte del personale medico del reparto di rianimazione. Nonostante l’attesa, dovuta al fatto che il medico non era presente, la lesione procurata durante la caduta era stata risolta con l’intervento. Il primario del pronto soccorso attribuisce le cause della morte ad un edema al tronco encefalico. Il nostro neurochirurgo sostiene invece che l’edema al tronco encefalico determina immediatamente lo stato di coma e paralizza la persona. Secondo lui si tratta di una causa secondaria dovuta alla negligenza dei sanitari.

L’autopsia smentisce che Alessio abbia colpito la signora con un pugno, si tratterebbe invece di una sorta di “manata”, tant’è che la vittima presenta un’escoriazione vicino al labbro, tipica di un’unghiata.
Si, infatti, l’autopsia attesta la presenza di un’escoriazione sulla parte esterna del labbro di circa 1cm. Per questo motivo l’ipotesi che si sia trattato di un pugno è da escludersi.

Alessio, un ventenne incensurato dalla vita senza ombre, è stato demonizzato da tutti gli organi di informazione. Nessuno pretendeva una difesa ad oltranza, il gesto resta condannabile e violento, ma come spiega un accanimento, per giunta basato su notizie false, come quella di essere un pugile professionista?
Alessio è stato arrestato venerdì 8 ottobre, il lunedì è stato interrogato per la prima volta dal Gip, il quale gli ha domandato quali sport avesse praticato. Alessio ha risposto di aver praticato diversi sport: il calcio, il nuoto e ha aggiunto di aver fatto, all’età di tredici anni, prepugilistica. Da questa cosa, non so come, è emerso che lui fosse un pugile. Avrebbero potuto definirlo un nuotatore, avendo fatto due anni di nuoto, a fronte dei tre mesi di prepugilistica. Ma questa non è l’unica notizia falsa divulgata su Alessio, è stato anche detto che era un pregiudicato e anche questo non è vero, ma non so dirvi da cosa siano scaturite queste false notizie.

Signora Compagnoni, come spiega il sorriso beffardo che campeggia sul volto di Alessio al momento dell’arresto, in una foto che in poche ore ha fatto il giro di tutti i siti di informazione del mondo? Non crede che quell’istantanea abbia aggravato la posizione di suo figlio?
Questo punto l’ho già spiegato diverse volte. Alessio al momento dell’arresto è stato trattato alla stregua di un mafioso o di un camorrista. Al momento dell’arresto erano presenti 6 o 7 macchine dei carabinieri, camioncini della polizia penitenziarie ed una miriade di giornalisti. In questa situazione Alessio ha probabilmente fatto un sorriso rivolgendosi ai suoi amici che erano presenti in quel momento. Io ho letto tante volte, nei giorni successivi all’arresto, i titoli riportati dai giornali che parlavano del sorriso di Alessio, definendolo come “ghigno dell’assassino”. Voglio smentire questa cosa. Non c’è nessun ghigno e non c’è nessun assassino. Alessio è un ragazzo di vent’ anni che, in una situazione del genere, ha reagito con un sorriso che non voleva offendere ma era però rivolto ai  suoi amici e alla sorella che erano presenti sul posto. Certo non era un sorriso beffardo, era semplicemente per rassicurare in qualche modo le persone che erano lì per lui. Mio figlio sapeva che lo stavano venendo a prendere, aspettava e aveva già la borsa pronta. Tra le altre cose, nei giorni precedenti all’arresto, in cui erano vietate le visite a domicilio, se non le nostre, Alessio ha fatto un gesto anche per rassicurare la nonna anziana e affetta da una grave forma di depressione. In questo gesto non c’era niente di premeditato.

Senza entrare nella questione razziale, che non c’entra e non ci interessa, come giudica la reazione della comunità romena e le dichiarazioni del sindaco Alemanno a seguito dell’accaduto?
Mio figlio ha scritto numerose lettere di scuse, anche troppe. Non mi sembra che nonostante i numerosi crimini di cui ogni giorno la comunità romena è responsabile nessuno si sia mai scusato. Ormai siamo abituati a sentir parlare di crimini causati proprio da loro. Proprio alla stazione Anagnina, una settimana dopo la vicenda di Alessio, due romeni hanno violentato una ragazza, dopo qualche giorno sono stati picchiati dei vigili, ma questi fatti passano senza destare lo stupore di nessuno. Per quanto riguarda le dichiarazioni del sindaco, sono sincera, ormai siamo pieni di romeni; il sindaco ha i suoi interessi, ma sono certa che, trovandosi al posto di Alessio, avrebbe fatto anche di peggio.

Continua a fidarsi della giustizia? Ha mai pensato di essere volutamente osteggiata nella ricerca della verità e nel raggiungimento di una sentenza giusta?
Io non lo so se mi fido ancora della giustizia. In questo momento non saprei dare una risposta. Osteggiata sicuramente, hanno fatto di mio figlio un mostro, sono loro ad aver ingrandito la cosa. Alessio ha certamente sbagliato ma nelle situazioni bisogna trovarcisi. A mio avviso tante persone a vent’anni avrebbero sbagliato come ha sbagliato Alessio. Lui non voleva certamente uccidere nessuno. Io spero che venga fatto un processo giusto e che venga fuori la verità, nient’altro.

È riuscita a stare vicina ad Alessio durante le festività natalizie? Il ragazzo resta fiducioso sull’evolversi del processo o sta perdendo la speranza, soprattutto dopo che non sono state accolte le richieste per gli arresti domiciliari?
No, lui è il primo a non aspettarsi che la richiesta di arresti domiciliari sia accolta. Sperava certamente che la perizia fosse consegnata entro il 18 dicembre perché, comunque, c’è l’intenzione di chiudere presto questa storia ed il pubblico ministero a gennaio voleva fare il processo. Invece così si rallenta tutto.
Durante le feste sono andata da Alessio perché ci è stato concesso il colloquio straordinario la vigilia di Natale, ci tornerò anche domani. Le feste? E chi le ha passate le feste?

Alessio Moriggi

Ugo Cataluddi