In un’intervista lampo concessa alla Bbc il primo ministro britannico Liz Truss ha chiuso ufficialmente la porta alle possibili dimissioni, limitando dunque la sua marcia indietro al licenziamento del Cancelliere Kwasi Kwarteng, avvenuto venerdì scorso.

Un messaggio di scuse, rapido ma non certo indolore, dove l’ex ministro degli Esteri ha ammesso di essere “andata troppo oltre e troppo in fretta” nel programma di riforme. Un progetto irrealizzabile, se non a costo di un sensibile aumento del debito, che ha fatto crollare sterlina e mercati finanziari.

Infine un’ultima promessa: sarà ancora alla guida dei Tory alle prossime elezioni generali.

UK, Truss si scusa ma non intende dimettersi

Liz Truss non lascia ma nemmeno raddoppia, anzi, dimezza. Il passo indietro della premier britannica è di quelli decisi, una sorta di nuovo inizio testimoniata dal passaggio di testimone alla Cancelleria (il ministero delle Finanze), ora presieduto da Jeremy Hunt. Agli occhi del partito conservatore ma soprattutto degli elettori, è una retromarcia che rischia di far sprofondare i consensi.

La sua vittoria nella corsa con il collega/avversario Rishi Sunak aveva basato le fondamenta sul programma di riforme collegato a un massiccio taglio delle tasse, tuttavia la sua revisione è stata pressoché totale. In pochi giorni, Truss e Hunt hanno lavorato a un “mini budget” per garantire un parziale nuovo equilibrio in Borsa: reazione che i mercati hanno interpretato come un segnale di incoraggiamento.

Di seguito i punti salienti: aumento dell’aliquota sul reddito societario pianificato a partire dal prossimo anno; congelamento a tempo indeterminato del programma di taglio delle tasse; cessazione dei sostegni pubblici per calmierare le bollette dell’energia (fino ad aprile 2023).

Secondo i dati presentati dal tesoriere, tali cambiamenti dovrebbero garantire maggiore stabilità all’economia d’oltremanica, garantendo un risparmio di circa 32 miliardi l’anno.

Seduta agitata alla Camera, laburisti all’attacco

In ogni caso Truss non si è presentata alla Camera, delegando la risposta all’interrogazione parlamentare del leader laburista Starmer al suo braccio destro Penny Mordaunt. Quest’ultima ha difeso la scelta del premier con integrità e resistendo alle polemiche avanzate dall’opposizione.

Solo pochi giorni fa, infine, Goldman Sachs ha rivisto in netto ribasso le stime di crescita in UK: nel 2023 prevista una contrazione dell’1,4% del Pil.