Ieri sera un rogo ha avvolto il carcere di Evin, In Iran: sono quattro i detenuti morti a causa dell’incendio, mentre sono 61 quelli rimasti feriti. Nella struttura carceraria ci sono anche diversi detenuti stranieri, tra cui Alessia Piperno – arrestata il 28 settembre nell’ambito delle manifestazioni contro il regime di Teheran – e alcuni cittadini americani. Duro botta e risposta tra Washington e Teheran.

Iran e il rogo nel carcere di Evin, Alessia Piperno sta bene

Alte fiamme si sono alzate ieri sera nel carcere di Evin che, nel giro di qualche ora, si è trasformato in un violento rogo: come scrivono fonti dall’Iran, l’incendio è scoppiato durante una rivolta e alcuni scontri all’interno della prigione, dove un gruppo di prigionieri hanno tentato di fuggire, ma sono stati bloccati. Secondo il procuratore di Teheran i disordini nel carcere non sono collegati alle proteste in corso in Iran per la morte di Mahsa Amini: l’area degli scontri e dell’incendio è separata dal braccio dove sono detenuti i prigionieri politici.

Nel rogo sono morti quattro detenuti, mentre i feriti ammontano a 61: sta bene l’italiana Alessia Piperno, la ragazza arrestata a fine novembre durante le manifestazioni di protesta scoppiate dopo la morte di Mahsa Amini. Non ci sono vittime e ferite neanche tra i cittadini statunitensi, con Washington che guarda con attenzione gli sviluppi dell’incendio.

Polemiche tra Washington e Teheran

Gli Stati Uniti monitorano con attenzione gli sviluppi del rogo – ormai domato – nel carcere di Evin, in Iran: le autorità locali escludono che ci siano vittime o feriti tra i detenuti stranieri, ma da Washington chiedono più attenzione e responsabilità. Nelle parole del capo del dipartimento di Stato Ned Prince c’è un velo di polemica, come si legge nel suo tweet:

“Stiamo seguendo i rapporti dalla prigione di Evin con urgenza. Siamo in contatto con gli svizzeri come nostra forza protettrice. L’Iran è pienamente responsabile della sicurezza dei nostri cittadini detenuti ingiustamente, che dovrebbero essere rilasciati immediatamente”

Il timore di Price nasce dalle dichiarazioni di qualche giorno fa delle autorità iraniane che accusavano gli Stati Uniti e Joe Biden di dare troppo sostegno alle proteste contro la morte di Mahsa Amini, un sostegno che interferisce con gli affari interni del Paese come affermava il il portavoce del ministero degli Esteri di Teheran, Naser Kanaani:

“Negli ultimi giorni il governo e i funzionari degli Stati Uniti hanno cercato disperatamente di infiammare i disordini in Iran con varie scuse e in ogni modo possibile, e hanno sostenuto i disordini nel nostro Paese e la creazione di violenze. L’Iran non sarà indebolito dalle interferenze e dalle dichiarazioni di un politico “esausto””