La minaccia nucleare tiene aperti i dibattiti politici ma anche scientifici, con la comunità internazionale che è sempre stato attento su queste tematica. Ad esporsi oggi è Stephen Herzog, ricercatore di punta del Center for Security Studies dell’ETH di Zurigo.

“La maggior parte della ricerca nelle scienze sociali si concentra sulla convivenza con le armi nucleari piuttosto che sulla loro eliminazione. Le minacce nucleari russe per scoraggiare l’intervento della NATO in Ucraina potrebbero rafforzare ulteriormente questo status quo rafforzando la determinazione degli stati dotati di armi nucleari a mantenere i propri arsenali e incentivare la proliferazione tra stati non ancora dotati di armi nucleari che non vogliono rischiare un’invasione.”

Minaccia nucleare e crisi di Cuba: analogie e differenze

“La deterrenza, sia nel 1962 che nel 2022, è un gioco di ostaggi. Gli avversari puntano i missili a testata nucleare contro i centri abitati dell’altro in nome della custodia della pace. Ironia della sorte, questa scommessa esistenziale descrive la vulnerabilità come protezione. I sondaggi hanno da tempo dimostrato che la maggior parte delle persone desiderano un mondo libero dalla paura nucleare. Andare oltre la deterrenza nucleare richiede una ricerca sulla fattibilità del disarmo nucleare“.

“La crisi dei missili cubani nella sua massima intensità è durata 13 giorni, anche se la tensione tra USA, URSS e Cuba è iniziata con la operazione della Baia dei Porci (Aprile 1961) ed è in qualche modo terminata con la rimozione delle armi nucleari americane collocate in Italia e Turchia (Aprile 1963). Comunque, si noti tra parentesi, le relazioni tra Cuba e USA non si sono ancora normalizzate. Una delle differenze notevoli tra le due crisi, separate da circa 60 anni (missili Cubani e Ucraina), è il ruolo della opinione pubblica“.

“Mentre nella crisi dei missili Cubani un ruolo fondamentale è stato giocato dai colloqui riservati tra Sovietici e Americani, il dibattito nell’opinione pubblica ha giocato un ruolo del tutto secondario. Oggi, tutti i giorni, i giornali aprono con le notizie sulla guerra in Ucraina. I Paesi della NATO non perdono occasione per manifestare in vari modi il sostegno politico e militare all’Ucraina. In Russia il sostegno alle popolazioni che parlano russo nel Donbass (che ha visto circa 14000 vittime dal 2014 al 2021, cioè prima della guerra) e nel resto dell’Ucraina è un elemento importante per la credibilità della leadership politica”.

Di un mondo senza armi nucleari, e in risposta all’editoriale di Herzog, parla Paolo Cotta Ramusino, Segretario Generale della Pugwash Conferences on Science and World Affairs.

“Cercare di arrivare ad un mondo senza armi nucleari, o , come dice l’autore ad un mondo che superi la dissuasione (deterrenza) nucleare è certamente un obiettivo importante. Ma non é un obiettivo che sarà raggiunto in tempi brevi. Nel frattempo dobbiamo cercare di  contenere il rischio nucleare. Il che significa anche evitare che  certi conflitti di natura convenzionale possano trasformarsi in conflitti nucleari”.

“Parlare del rischio nucleare non significa che si concretizzi”

Prosegue Ramusino.

“Parlando del rischio nucleare occore ricordare che anche quando la probabilità dell’uso di armi nucleari è piccola, quello che conta è il “prodotto della probabilità di un evento per la gravità delle conseguenze dell’evento stesso“.

Ma Herzog, che sottolinea come i rapporti commerciali siano di vitale importanza, sottolinea però perché i rischi di una crisi nucleare siano maggiori di quelli della crisi di Cuba del 1962.

“I rapporti commerciali e personali tra Russia e paesi occidentali sono quasi completamente interrotti. Questo comporta per esempio, soprattutto nell’Europa Occidentale, difficoltà di approvvigionamento e aumento dei costi delle risorse energetiche. I politici occidentali (soprattutto) e anche quelli russi devono manifestare la loro determinazione nel contrasto con la parte opposta anche e soprattutto per mantenere il consenso al loro interno. Un altro fattore significativo in occidente sono i guadagni delle compagnie che producono armi che vengono acquistate per sostenere il conflitto. In ultima analisi la dimensione del dibattito globale sulla guerra in Ucraina è un elemento significativo che ostacola una soluzione pacifica del conflitto stesso. In questo senso possiamo anche sostenere che i rischi attuali sono superiori ai rischi della crisi di Cuba del 1962″.