Per tutti ottobre è il mese rosa, ovvero dedicato alla prevenzione di una delle patologie più drammaticamente incidenti sulla vita delle persone: il pensiero va subito al cancro al seno, alla sopravvivenza di chi ne è colpito e alla diagnosi precoce come misura preventiva.Ottobre è quindi un mese dedicato alla prevenzione, durante il quale ogni anno la LILT, Lega italiana per la lotta contro i tumori, si impegna per sensibilizzare ed educare sui tumori e sulla loro prevenzione.
Occorre subito fare delle importanti precisazioni proprio sulla terminologia: per prima cosa l’importanza della prevenzione o, meglio, della diagnosi precoce. Si, perché il cancro al seno non si può prevenire: non esiste una ricetta magica che ci permette, con farmaci o comportamenti, di evitare il suo manifestarsi. L’unica cosa che si può fare è mantenere uno stretto controllo (e vedremo come) sul proprio corpo per riuscire a diagnosticarlo quando è ancora in una fase primaria e quindi curabile.
La seconda precisazione è che il cancro al seno non è una patologia femminile o, almeno, non solo. Anche se in misura percentualmente minore, infatti, si manifesta infatti anche negli uomini con le stesse conseguenze di quello che accade alle donne.

Cancro al seno: la sopravvivenza è una questione di tempo e di metodo

Come dicevamo, utilizzare bene le parole ci aiuta a convincerci nell’assumere comportamenti corretti. Per quanto riguarda la sopravvivenza al cancro al seno gli indicatori ci danno delle speranze importanti. Ma, da una parte bisogna considerare che, come per ogni patologia, il primo metodo di contrasto è la prevenzione primaria: di cosa si tratta? Semplicemente adottare uno stile di vita sano ed equilibrato. Per quanto è possibile, ovviamente, in un mondo sempre più frenetico e pieno di stimoli negativi ai quali ognuno cerca di trovare consone strategie di contrasto. Dall’altra parte, però, una componente decisiva per la sopravvivenza al cancro al seno è la diagnosi precoce, ovvero avere gli strumenti per scoprire quanto prima l’insorgenza del tumore al suo primo manifestarsi.

Diagnosi precoce: i programmi di screening

Sono molti anni ormai che i Piani sanitari nazionali prevedono l’adozione per ogni regione di programmi di screening oncologici per la diagnosi precoce del cancro al seno.
Ogni regione infatti offre, gratuitamente, la possibilità di sottoporsi ogni due anni ad una mammografia (in parole povere una radiografia del seno). Questo semplice test, rapido e indolore, permette di tenere sotto controllo lo stato di salute del proprio seno ed eventualmente di individuare la presenza di anomalie che vanno indagate più a fondo. Quindi, per la sopravvivenza al cancro al seno che, ricordiamolo, è la forma tumorale che colpisce maggiormente le donne, è importantissimo effettuare controlli periodici per monitorare il proprio stato di salute.
In questo senso bisogna proprio rovesciare la prospettiva del pensiero: molte donne non entrano nei programmi di screening oncologici perché hanno paura di fare l’esame. Erroneamente pensano: se faccio la mammografia magari mi trovano un tumore. Bisogna invece pensare positivo proprio lavorando con il conforto dei numeri: percentualmente ogni anno sono centinaia di migliaia le donne che in Italia si sottopongono agli screening. E stanno tutte bene. Ad alcune di queste, una percentuale che, a seconda della regione, è ad una cifra e a volte questa sta dietro uno 0%, viene invece diagnosticata un’anomalia che, nella maggior parte dei casi è risolvibile. Ma lo è proprio perché viene diagnosticata quando è ancora in una fase primaria, curabile. Per aumentare la sopravvivenza al cancro al seno, è necessario agire con tempismo e costanza sottoponendosi sempre, dai 45 ai 69 anni ai programmi di screening. Questo deve essere il senso dell’ottobre rosa: convincere le donne all’attenzione verso la propria salute.