La campagna elettorale sta per volgere al termine e prima di entrare nel silenzio che precede il voto, ecco un’analisi su come hanno comunicato i principali leader. Posizionamento, tone of voice, storytelling, momenti di crisi, varie ed eventuali. Ecco tutto quello che c’è da rivedere.

La comunicazione di Giuseppe Conte

POSIZIONAMENTO – È tutto nel claim: dalla parte giusta. Sancita la rottura con il Partito Democratico, il Movimento 5 Stelle ha deciso di correre da solo. Andava cambiata la narrazione visto che per mesi si è giustificato l’accostamento ai dem in nome della nascita di un polo davvero progressista. La narrazione, dunque, è diventata che per correre nella direzione giusta bisogna mettersi dalla parte giusta. Un vero outsider pronto a battere chiunque si poni lungo il cammino. Anche a costo di lasciare indietro i vecchi alleati. Il manifesto è emblematico del racconto, con lo sguardo di Giuseppe Conte (un leader che, memore dell’esperienza del Covid, risulta essere ancora piuttosto apprezzato nell’opinione pubblica) a guardare verso il futuro. Ed il fututo del M5s, come si evince dal simbolo, è il 2050. L’anno dell’auspicata neutralità climatica. Proprio il clima tra gli elementi distinguo con il PD. Insieme al no all’inceneritore ed il no agli aiuti militari in Ucraina.

TONE OF VOICE E STORYTELLING – Il Movimento 5 Stelle, archiviata una legislatura fatta di dialoghi ed alleanze con altri aprtiti, fa un balzo nel passato. Corre da solo, per salvaguardare la presunta purezza politica. Il messaggio viene diffuso dalla piacevole voce di Conte, il quale registra un importante cambiamento di narrazione: molla il Conte del Covid, chiuso nel palazzo per tranquillizzare il paese, e si reinventa uomo delle piazze. L’hype, in giro per l’Italia, è sempre alto quando c’è lui. La campagna elettorale è stata l’occasione per aggiornare il suo storytelling politico. Lo ha fatto anche facendo leva sui nuovi strumenti come TikTok sul quale è apparso, a giudizio di chi scrive, il leader più a suo agio tra quelli che hanno tentato l’approdo sulla nuova piattaforma. Tutto sommato, credibile. Il revistimento grafico e stilistico del partito risulta fresco, dinamico, e coerente con un leader che va raccontando una storia di cambiamento. La chiave vincente del M5s è stata proprio questa: raccontare una storia di rottura pur essendo un partito, ormai, dell’establishment. Un outsider tattico, insomma.

COSA È ANDATO E COSA NO – Gli ultimi sondaggi prima che venissero silenziati, registravano un rialzo del Movimento 5 Stelle. Un trend che, se confermato, potrebbe rendere il partito di Conte la sorpresa di queste elezioni. Il reddito di cittadinanza, come nel 2018, si conferma il cavallo di battaglia del mondo grillino. Piuttosto strano fare una campagna su una legge già approvata, vero?, ma in questo senso sono giunti in soccorso gli avversari politici del 5s: più la destra ed il terzo polo critivavano il provvedimento, più Conte ha avuto modo di portare avanti un racconto in difesa dello stesso. Giù le mani dal reddito di cittadinanza, è il senso di tutto. Un aspetto che potrebbe indurre i precettori di reddito a votare, con tutta forza, il Movimento. Una debolezza della campagna, invece, sta nell’altra parte della medaglia: la scissione con il PD potrebbe giocare brutti scherzi all’indomani delle elezioni. Se Il M5s vorrà governare, dovrà tornare ad interloquire con gli altri attori politici. È quindi destinato a durare poco, il ritorno alle origini ed al grillinismo duro e puro?