Si attendeva con grande curiosità il dibattito in presenza tra Giorgia Meloni ed Enrico Letta, unico momento di confronto ammesso prima delle elezioni del 25 settembre. Sul ring del Corriere della Sera, con arbitro il direttore Luciano Fontana, i due leader hanno rispettato le tipiche dinamiche legate al timer, al blocco di domande (condivise e poi specifiche) con un numero definito di diritti di replica.

Elezioni, il dibattito Meloni-Letta parte dall’Ucraina

Il dibattito faccia a faccia tra Meloni e Letta offre una panoramica estremamente completa sui punti macro e micro dei rispettivi programmi di governo presentati alle prossime elezioni.

Per rompere il ghiaccio la prima domanda è già impattante: la posizione rispetto alle alleanze internazionali e il sostegno all’Ucraina:

Come Pd avevamo diverse opzioni lo scorso 24 febbraio, abbiamo deciso di dare un chiaro segnale con una manifestazione di protesta di fronte all’ambasciata russa. Da quel momento siamo stati coerenti nelle nostre scelte, sempre a favore della resistenza ucraina. Per noi l’unico modo per difenderla era imporre sanzioni alla Russia di concerto con l’Europa per difendere libertà e democrazia

Enrico Letta, segretario Pd

Fratelli d’Italia vede l’Italia nell’Occidente e nell’alleanza atlantica a testa alta difendendo i valori di libertà e democrazia. Mai avuto dubbi nell’appoggiare l’Ucraina e condannare l’invasione della Russia, nonostante fossimo all’opposizione e continueremo questa linea se dovessimo governare. Dal nostro punto di vista la guerra ci riguarda perché ha effetti internazionali, non possiamo sfuggire alle nostre responsabilità e dobbiamo pretendere ciò che è necessario. Le sanzioni sono efficaci, abbiamo proposto un Fondo di compensazione per aiutare le nazioni più esposte ai contro-rischi

Giorgia Meloni, leader Fdi

La visione dell’Europa

Rimanendo nel contesto internazionale si passa il delicato rapporto dell’Italia con l’Ue:

Chiunque criticava l’Europa prima della pandemia fu definito “sovranista”, poi sono venute a galla le falle del sistema e le richieste dei conservatori sono state prese in considerazione in quanto cruciali. Il grande paradosso è che l’Ue è nata da un accordo energetico e si ritrova oggi in difficoltà su questo punto. Oggi l’Europa è un gigante burocratico e nano politico, la pandemia ha esposto le nostre vulnerabilità. Noi proponiamo il principio di sussidiarietà: scelte condivise a livello europeo e separate quando riguardano la singola nazione

Giorgia Meloni, leader Fdi

L’Europa non funziona perché Stati come la Polonia e l’Ungheria non vogliono la maggioranza ma l’unanimità di giudizio e si appellano sistematicamente al diritto di veto. Vorrei ricordare che queste nazioni hanno votato contro il NextGenEu che ha portato il Pnrr. Il meccanismo europeo funziona con la solidarietà reciproca, come ha dimostrato la pandemia: questa linea può essere applicata a vari fronti come la politica migratoria e l’istruzione

Enrico Letta, segretario Pd

Pnrr e sua rinegoziazione

L’Italia ha a disposizione una quantità di soldi che non ha mai visto prima: è quanto di più concreto ci sia, soldi europei da spendere, ci sono riforme troppo importanti per portare il nostro Paese allo step successivo. Se rinegoziamo mandiamo un chiaro messaggio di inaffidabilità. Per fortuna ci sono delle clausole di salvaguardia a difesa delle velleità del centrodestra

Enrico Letta, segretario Pd

Fdi ha sostenuto il debito comune dell’Ue durante lo scoppio della pandemia. Una precisazione importante: i soldi del Pnrr non sono soldi dell’Europa, perché dobbiamo restituire 122 mld di prestiti. A domanda precisa Gentiloni non ci ha detto qual è il tasso d’interesse. Sulla rinegoziazione ci appelliamo all’Art.21 del NextGenEu che dà la possibilità di aggiornarlo: i portoghesi hanno portato proposta di revisione del Pnrr, per fronteggiare il caro energia e hanno ottenuto ascolto

Giorgia Meloni, leader Fdi

Come affrontare il caro energia

Convergenti le posizioni sul caro energia, che entrambi vorrebbero risolvere prima del cambio di Governo:

Propongo come soluzione veloce il disaccoppiamento a livello nazionale, non solo Ue, di gas ed elettricità: le bollette vanno pagate subito, non stanno lì ad aspettare. Secondo i nostri calcoli fino a marzo ci costa 4 mld di spesa, possiamo recuperarli abbastanza facilmente dall’IVA sulle bollette e dagli extraprofitti. Lo scostamento di bilancio è l’estremo rimedio e in quel caso servirebbero necessariamente price cap e disaccoppiamento, altrimenti regaleremmo soldi alla speculazione

Giorgia Meloni, leader Fdi


Il primo intervento da realizzare è il blocco alle prossime bollette: per pagare quelle già arrivate chiediamo raddoppio credito d’imposta (da 25 a 50 per le imprese più grandi e dal 15 al 30 per le altre). Il rischio desertificazione industriale è molto alto. Concordo sull’esigenza di un price cap nazionale ed europeo, siamo d’accordo per il disaccoppiamento con prezzi amministrati se il mercato non funziona. Sì alla diversificazione e alle rinnovabili

Enrico Letta, segretario Pd

Il dibattito prosegue poi per oltre due ore sui temi più disparati: lavoro, tasse, reddito di cittadinanza, migranti, evasione fiscale, presidenzialismo. Tutte posizioni già precedentemente espresse in occasione della campagna elettorale