Costruire è un’arte. Mattone dopo mattone si forma un’associazione, una squadra, un’azienda. E’ un lavoro complesso, spesso faticoso ma non bisogna farci prendere dalla stanchezza e dalla sconforto ma mano che si procede lungo la costruzione ma aver sempre ben presente l’obiettivo finale: “l’edificio”. Solo pensando al risultato finale supereremo le difficoltà che incontreremo ora per ora, giorno per giorno. E’ fondamentale la fase di preparazione del progetto, il disegno su cui lavorare e la scelta dei compagni di viaggio. Una volta superata questa fase non resta che mettersi all’opera, anzi, proseguire il lavoro perché anche la progettualità fa parte dell’arte di costruire. Questo verbo è stato utilizzato negli ultimi anni da due personaggi del mondo istituzionale e culturale, il presidente della Repubblica Sergio Mattarella il 31 dicembre del 2020 e il direttore d’orchestra Ezio Bosso in alcune interviste rilasciate prima di morire due anni fa, il 15 maggio.

Gli insegnamenti di Confucio, Mattarella ed Ezio Bosso

E per costruire occorre porre la medesima attenzione per tutti i particolari, come facevano gli scalpellini medievali quando innalzavano le cattedrali: mettevano lo stesso impegno in tutte le decorazioni, quelle della facciata e dell’angolo più nascosto.
E soprattutto mai scoraggiarsi perchè, come diceva Confucio,

“quando fai qualcosa, sappi che avrai contro quelli che volevano fare la stessa cosa, quelli che volevano fare il contrario e la stragrande maggioranza di quelli che non volevano fare niente”.

E’ un invito ad agire per quello che c’è da fare senza aspettare che trascorra il tempo, perché avremo meno tempo a disposizione per la realizzazione del progetto.Allora mettiamoci al lavoro come dice un vecchio proverbio: “Chi semina raccoglie”. La qualità del raccolto dipende dal seme e dalla cura che si avrà della coltivazione. Acqua e sole, per i prodotti della terra, e tanto lavoro. Di sicuro chi non semina non raccoglie. Parte sconfitto in partenza.

Stefano Bisi