Perquisizione a casa dell’ex Presidente degli Stati Uniti Donald Trump da parte dell’Fbi che in alcuni degli scatoloni prelevati dalla sua residenza in Florida, ha trovato dettagli sull’identità di fonti, informatori e agenti sotto copertura di tutta la catena per la raccolta di informazioni di intelligence.

L’Fbi ha trovato in alcuni degli scatoloni prelevati dalla residenza di Donald Trump di Mar-a-Lago, in Florida, informazioni sull’identità di spie, fonti, informatori, collaboratori e agenti sotto copertura di tutta la catena per la raccolta di informazioni di intelligence. Questo tipo di dettagli sono classificati e sono fra i più sensibili e protetti dal governo, perché in gioco ci sono vite umane e perché perdere anche una di queste figure potrebbe tradursi in un passo indietro di anni per l’intelligence americana.

Come scrive il New York Times, la fretta degli agenti federali a mettere al sicuro queste informazioni spiegherebbe il blitz dell’Fbi dello scorso 8 Agosto nella casa dell’ex presidente Usa. Il Bureau sarebbe stato preoccupato dalla possibilità dell’identificazione delle sue fonti, nel caso in cui le carte fossero finite in mani sbagliate.

Trump Fbi Florida: diffuso il testo del mandato di perquisizione

Ieri il dipartimento della Giustizia Usa ha diffuso una versione “redatta”, ovvero con alcuni passaggi oscurati, del documento legale (l’affidavit) che ha consentito all’Fbi di sequestrare documenti governativi riservati dalla residenza in Florida di Trump. Si tratta della dichiarazione giurata che l’Fbi ha presentato davanti al giudice per ottenere il mandato di perquisizione della proprietà.

È probabile che il documento, anche nella sua versione con omissis, offra almeno qualche dettaglio nuovo sull’indagine in corso e dia una descrizione più completa degli eventi che hanno portato alla perquisizione a Mar-a-Lago.

Gli agenti dell’Fbi hanno esaminato 15 scatole contenenti “184 documenti unici con contrassegni di classificazione” e secondo la dichiarazione giurata del mandato di perquisizione tra i 184 documenti erano presenti “67 documenti contrassegnati come riservati, 92 documenti contrassegnati come segreti e 25 documenti contrassegnati come top secret”.

Gli obiettivi dell’Fbi al momento sono quattro: determinare come i documenti classificati e le registrazioni siano stati trasferiti dalla Casa Bianca a un altro luogo e come sono stati conservati a Mar-a-Lago, determinare se i luoghi dove sono stati ritrovati i documenti nella residenza di Trump “fossero autorizzati per la conservazione di informazioni classificate”, verificare se ci siano altri documenti classificati conservati nella stessa residenza o in altri luoghi non ancora noti. E infine “identificare le persone che potrebbero aver rimosso o conservato informazioni riservate senza autorizzazione”.

Nel mandato si legge:

“È probabile che vi siano motivi per ritenere che documenti aggiuntivi che contengono informazioni sulla difesa nazionale o che sono documenti presidenziali soggetti a requisiti di conservazione rimangano attualmente a Mar-a-Lago. Vi sono anche probabili motivi per ritenere che la prova dell’ostruzione sarà trovata a Mar-a-Lago”.

Trump chiede lo stop dell’indagine

Alcuni giorni fa, lo stesso Trump ha chiesto al giudice di bloccare l’indagine del dipartimento di Giustizia sui file sequestrati dalla sua casa, il blitz dell’Fbi è stato dettato dalla “politica” e “alla politica non può essere consentito di avere un impatto sulla giustizia”.

Il team legale di Trump ha chiesto anche di rivedere i materiali che sono stati recuperati nell’ambito del mandato di perquisizione e ha spiegato perché ha chiesto la nomina di uno “special master” per la restituzione dei documenti prelevati e lo stop all’indagine.

L’ex presidente americano grida al complotto: “Non ho fatto niente di sbagliato. Siamo stati essenzialmente attaccati. Siamo stati violati. Hanno aperto le casseforti, hanno portato dentro gli scassinatori”, ha affermato ancora sul suo social Truth.

Quanto all’attuale presidente Usa, Joe Biden, poco prima della pubblicazione dell’affidavit aveva risposto così a chi gli chiedeva se ritiene che la sicurezza nazionale sia stata compromessa a Mar-a-Lago dal suo predecessore: “Lasceremo che il Dipartimento di Giustizia lo determini”.