Svanito il dolore il femminicidio costato la vita ad Alessandra Matteuzzi, 56enne uccisa a Bologna dal compagno Giuseppe Padovani, si sposta sulle polemiche avanzate dai familiari della vittima che denunciano la scarsa protezione garantita dalle autorità dopo la denuncia presentata per stalking a luglio.

Femminicidio Bologna, la difesa del procuratore capo alle accuse dei familiari

Scocca la polemica intorno al femminicidio di Alessandra Matteuzzi, uccisa martedì sera a Bologna. A innescare la scintilla sono i familiari della 56enne, che contestano la mancata tutela delle forze dell’ordine nonostante l’ordine restrittivo comminato al killer, il 27enne Giovanni Padovani. Un affondo che obbliga il procuratore capo di Bologna, Giuseppe Amato, a difendersi pubblicamente:

Trovo assurdo parlare di mala giustizia di fronte a questa tragedia. La denuncia della donna è stata accolta a fine luglio, il primo agosto è stata immediatamente iscritta nel registro e sono state attivate le indagini. Purtroppo l’iter è stato interrotto dalle vacanze estive che non ci ha permesso di convocare fisicamente alcuni interlocutori. Quello che potevamo fare lo abbiamo fatto

Secondo quanto la vittima ha raccontato al momento di sporgere denuncia, non esisteva un rischio concreto di violenza da parte dell’uomo: il quadro presentava la tipica condotta di stalking molesto. Sento parlare dell’esigenza di applicare braccialetti elettronici, purtroppo per noi senza strumenti economici diventa complesso far rispettare le norme

Giuseppe Amato, procuratore capo di Bologna

Dall’alto il ministro della Giustizia Marta Cartabia intende indagare più a fondo sulla corretta applicazione delle norme e ha richiesto al suo Gabinetto e all’Ispettorato di avviare le pratiche.

Per i familiari non è stato fatto abbastanza

I media hanno intercettato i familiari ricostruendo la dinamica e tastando il polso del disappunto verso una situazione che, a loro dire, poteva e doveva essere scongiurata:

Era al telefono con me quando è stata uccisa. Mi ha chiamata mentre entrava con la macchina nel garage, aveva paura che Padovani la stesse aspettando sotto casa, come poi è accaduto. Ho sentito le urla quando è scesa dall’auto, implorava Giovanni di non farle del male. Ho percepito i colpi mentre mia sorella gridava per la paura, poi la comunicazione si è interrotta

Stefania Matteuzzi, sorella della vittima

Mia zia era una persona di cuore e non si meritava tutto questo, spero che questo episodio serva a cambiare le cose. Mi aspetto che lui marcisca in galera, ma che non paghi una persona sola, altrimenti succederà di nuovo

Matteo Perini, nipote della vittima

Quello che è successo non è stato affatto un fulmine a ciel sereno perché c’erano stati segnali in precedenza. Il problema è nelle falle normative, se viene sporta una denuncia per atti persecutori e nel contempo non c’è una protezione sarà dura interrompere la scia di femminicidi

Sonia Bertolini, cugina della vittima