L’asticella è fissata: il PD con la coalizione punterà a superare almeno il 33% dei consensi elettorali mentre Calenda potrà dichiararsi soddisfatto se il suo partito riuscirà a superare almeno il 3% nel proporzionale. Altrimenti sarà flop. Questo, tra le altre cose, è quello che si è detto nella riunione di ieri dove si è deciso di siglare l’intesa tra il PD e Azione, intesa che come anticipavamo la scorsa settimana sarebbe venuta a costare tra i 15 e i 20 seggi (sicuri) ai dem. Ma chi saranno i “donatori di sangue”? Ovviamente le correnti interne del partito democratico non per niente sul piede di guerra già da qualche giorno. Ma sul piede di guerra ci sono anche tutti gli altri alleati a cominciare da Leu, tutta gente sicura di eleggere tra i 5 ed i 6 rappresentanti in Parlamento (il ministro Speranza, Fornaro, Guerra, Stumpo, Scotto, Errani) ma che ora dovranno rinunciare alle loro ambizioni così come i dimaiani che pensavano di usufruire del diritto di tribuna. Per non parlare poi dello scontento che c’è da Fratoianni ai Verdi, anche loro falcidiati nelle loro ambizioni dall’accordo con Calenda. Sono in molti all’interno del “corpaccione” del partito del Nazareno (e non solo dalle loro parti) a ritenere che l’accordo con Carlo Calenda sia stato pagato ad un prezzo fin troppo caro.