Nonostante le numerose tensioni che avevano caratterizzato la vigilia dell’incontro, Enrico Letta e Carlo Calenda hanno raggiunto un accordo. Accordo particolarmente vantaggioso per il leader di Azione, soprattutto per la percentuale delle candidature nei collegi uninominali, che è 70%-30% tra Pd e Azione/+Europa. Ed era proprio ciò che temevano nel “corpaccione” del partito: “I posti buoni in lista erano già pochi ora dovremo far spazio anche all’ultimo arrivato…” dicono senza troppi giri di parole. Perché Calenda era un problema non soltanto a livello di politica “alta” ma anche ai piani più bassi dato che c’è la ressa per ottenere un posto al sole. “L’accordo mi sembra molto favorevole a Calenda – ha twittato Lorenzo Pregliasco, di YouTrend – riparto dei collegi 70%-30% e Di Maio fuori dagli uninominali. Del resto, Azione/+Europa erano decisivi in 16 collegi, come mostrato nella nostra simulazione. Ma hanno ottenuto davvero tanto da Letta”. Il tempo di parola attribuito alla coalizione nelle trasmissioni televisive sarà ripartito nelle stesse percentuali applicate ai collegi. Altro passaggio importante è il seguente: “Le parti si impegnano a non candidare personalità che possano risultare divisive per i rispettivi elettorati nei collegi uninominali, per aumentare le possibilità di vittoria dell’alleanza. Conseguentemente, nei collegi uninominali non saranno candidati i leader delle forze politiche che costituiranno l’alleanza, gli ex parlamentari del M5S (usciti nell’ultima legislatura), gli ex parlamentari di Forza Italia (usciti nell’ultima legislatura)”. Pd e Azione/+Europa convergono sul metodo e sull’azione del governo guidato da Mario Draghi: pur rispettando l’autonomia programmatica, le parti si impegnano a promuovere l’interesse nazionale “nel quadro di un solido ancoraggio all’Europa e nel rispetto degli impegni internazionali dell’Italia e del sistema di alleanze così come venutosi a determinare a partire dal secondo dopoguerra. In questa cornice le parti riconoscono l’importanza di proseguire nelle linee guida di politica estera e di difesa del governo Draghi, con riferimento in particolare alla crisi ucraina e al contrasto al regime Putin”. “Siamo convinti che abbiamo fatto la scelta giusta – ha dichiarato Enrico Letta in conferenza – e questa scelta la porteremo avanti secondo lo spirito largo di una coalizione e di una serie di alleanze elettorali che saranno vincenti per l’Italia”. Ovviamente soddisfatto anche Calenda, per il quale il tempo delle polemiche è finito: “Siamo solidi, compatti e andiamo a vincere queste elezioni. Da oggi ogni polemica e discussione finisce, il pre-partita è finito e inizia la partita”.

Ma in soldoni, cioè in seggi quanto vale per Calenda l’accordo stipulato con Enrico Letta? A quanto si apprende, al partito di Calenda potrebbero andare tra i 15 e i 20 seggi sicuri. Il leader di Azione ne avrebbe voluti di più ma alla fine si è dovuto “accontentare”. Un numero di seggi comunque niente male per un partito ancora agli albori. Un numero che in ogni caso gli consentirà, comunque vadano le cose, di essere “ago della biilancia” all’interno della coalizione di centrosinistra.