A Taiwan è il giorno della verità, quello in cui è atteso l’arrivo di Nancy Pelosi intorno alle 22.20 ora locale (le 16.20 in Italia). Nessuna conferma ufficiale, tuttavia la Cina è già pronta a replicare.

Taiwan, Nancy Pelosi interromperà un “digiuno” diplomatico lungo 25 anni

Si concluderà questo pomeriggio ora italiana il nascondino di Nancy Pelosi, speaker della Camera Usa, che atterrerà a Taiwan per un probabile sbarco in vista della ripartenza verso il Giappone. La notizia trova sempre più conferma e può considerarsi praticamente ufficiale, così come la reazione pratica della Cina dopo le parole di ieri.

A Taipei l’allerta è massima, l’Esercito ha irrobustito quanto più possibile il livello di sicurezza senza badare a compromessi. La minaccia militare cinese è tangibile dopo che questa mattina sono iniziate le esercitazioni aeronavali cinesi sullo stretto di Taiwan. Le portaerei sorvolano le acque al confine, il Commando di liberazione cinese si è detto pronto a combattere. Anche l’area dello stretto di Fujian si è convertita in territorio di allenamento dell’aviazione cinese. Insomma, il rischio si fa concreto.

Alle parole del ministro degli Esteri Zhao Lijian e del portavoce di Washington John Kirby si sono poi aggiunte quelle dell’ambasciatore di Pechino all’Onu, Zhang Jun:

La visita di Nancy Pelosi è molto pericolosa e provocatoria. Se gli Stati Uniti insisteranno con questa linea, la Cina adotterà misure ferme e forti

Zhang Jun, ambasciatore cinese Onu

Ripicche economiche e finanziarie per Pechino

Sembra dunque destinato a concludersi il digiuno che dura dal 1997 e che avrebbe dovuto interrompersi già ad aprile, quando Pelosi rinviò il suo viaggio causa covid. Ora dalla Malesia, dove è impegnata nel suo viaggio indo-pacifico, la Speaker farà un passo significativo anche in contrapposizione alla volontà del presidente Biden.

Nel frattempo le ritorsioni di Pechino colpiscono anche l’economia taiwanese: nella notte la Repubblica Popolare ha firmato un decreto che stoppa l’import di beni da oltre 180 imprese di Taipei, un duro colpo ai settori di agricoltura e pesca. Successivamente, le Borse asiatiche risentono dell’escalation di tensione. Taiwan perde 1,6%, Tokyo -1,4%, malissimo Hong Kong (-2,2%) e le cinesi Shenzen (-2,1%) e Shanghai (-1,7%). E la seduta odierna riparte in territorio negativo.