Le elezioni politiche sono state come un fulmine a ciel sereno, la sensazione è che nonostante i proclami e le arringhe nessun partito volesse davvero arrivare a questo punto: con i tempi stretti e la necessita di dover riorganizzare il tutto, anche le strategie, il prima possibile. Nessuno lo voleva, forse. Eccetto Giorgia Meloni. Regina dei sondaggi e leader più in crescita.

Elezioni, le mosse di comunicazione di Giorgia Meloni

I partiti stanno organizzandosi, dunque. Anche dal punto di vista della comunicazione politica, componente ormai essenziale. Particolarmente interessante sono le mosse di Giorgia Meloni che, in queste primissime battute di campagna elettorale, sembra aver imboccato la pista della dediavolizzazione.

I francesi hanno coniato il termine – Dédiabolisation – studiando la parabola di normalizzazione del Funt National. Trattasi, in poche parole, del tentativo di umanizzare l’immagine di un candidato o di una candidata spesso associata ad un mondo estremista ed eversivo. È stata proprio Marin Le Pen a farci vedere, nel corso delle recenti Presidenziali francesi, uno straordinario esempio di dediavolizzazione: la candidata opposta a Macron ha voluto riposizionare, favorita anche dall’introduzione di un candidato ancora più a destra come Zemmour, il proprio stile e la propria cifra comunicativa su tonalità più moderate. L’intenzione è di apparire, checché sia sempre sembrato, quale profilo presidenziale e presentabile.

Giorgia Meloni sembra stia facendo qualcosa del genere, in queste ore, probabilmente perché sente viva la possibilità di laureare Fratelli d’Italia primo partito delle elezioni e, quindi, essere lei stessa una papabile candidata Premier. Il tentativo lo sta declinando sia attraverso la forma che attraverso la sostanza. Partiamo dalla forma: le immagini appaiono pulite, chiare, positive.

I colori accesi trasmettono calma, lo sguardo enfatizzato dal primo piano fiducia, ed il claim è decisamente positivo: pronti a risollevare l’Italia. Nessun attacco, nessun riferimento agli avversari, solo la mobilitazione ai suoi sostenitori di mettersi in moto per la rinascita del paese. Anche i contenuti – che rimangono di destra, sia chiaro – vengonono inseriti in una cornice narrativa più soft del solito.

C’è poi la questione del fascismo, che è spesso un’arma con la quale gli avversari politici la attorniano di un alone di negatività. Anche qui, Giorgia Meloni, sta cercando di dediavolizzare la sua immagine attraverso una precisa contronarrazione.

Considerazioni finali

Che la Meloni stia rebrandizzando sé stessa, è chiaro. Se questo funzionerà, è tutto un altro discorso. Dall’altra parte, infatti, specialmente il PD di Letta, i tentativi di diavolizzarla ancora non mancheranno. E poi c’è una vecchia lezione di comunicazione politica che proprio Le Pen ci ha insegnato: tra la copia e l’originale, gli elettori preferiscono l’originale. Quindi un rebranding eccessivo, che trasforma il personaggio in qualcosa di particolarmente differente rispetto a ciò che era prima, rischia di non essere credibile agli occhi dell’elettorato. Dunque, di fallire. Ma in Italia le regole del gioco sono ben diverse: non votiamo direttamente per il Presidente, ma per le liste. E allora la crescita del partito, parallelamente all’operazione di dediavolizzazione, potrebbero risultare una combo vincente per Giorgia Meloni. Una combo che potrebbe, addirittura, portarla a diventare la prima Premier italiana.