La fine del governo Draghi, oltre allo scioglimento delle Camere e conseguenti elezioni anticipate, ha fatto deflagrare anche tanti accordi tra i partiti. Primo tra tutti il più solido degli ultimi anni, ossia la coalizione tra Pd e MoVimento 5 Stelle, pilastro del Conte bis e asse importante del governo uscente.

Ma tra Enrico Letta e Giuseppe Conte, Nicola Zingaretti potrebbe essere la carta a sorpresa dopo il 25 settembre.Tutto parte dalla situazione in Regione Lazio, dove se da un lato sta terminando il suo secondo mandato, tiene banco l’attacco del gruppo consigliare di Fratelli d’Italia che vede una rottura della maggioranza prima della naturale fine.

Il tutto con una possibile candidatura alle imminenti elezioni politiche di Zingaretti. Sulla situazione di via Cristoforo Colombo il governatore laziale è stato chiaro: «Malgrado una oggettiva crisi nazionale della maggioranza parlamentare nel Lazio c’è una maggioranza larga e unita da un programma che sta attuando tutti i giorni a favore delle famiglie, delle imprese e della nostra comunità», ha spiegato.

Se allo stato attuale l’impegno in regione va avanti, Zingaretti guarda alle elezioni politiche con interesse. «Sulle mie eventuali dimissioni credo che anche per il rispetto della legge questo problema ce lo porremo dopo l’eventuale elezione al Parlamento se sarò candidato: sia perché lo prevede la legge in caso di incompatibilità, sia per non scaricare sul governo regionale e sui cittadini del Lazio fibrillazioni e crisi che non dipendono da noi, ma dal quadro politico nazionale», ha detto il governatore a margine di un evento in Campidoglio.

Candidatura già svelata, ormai: «Io sono a disposizione di un progetto politico, poi dipenderà da Enrico, dal gruppo dirigente del Pd. La mia consiliatura è finita, perché nel Lazio dopo due mandati non ci si può ricandidare e penso che due mandati per un presidente di regione siano sufficienti».

Se appare in previsione una sua candidatura al Parlamento, Nicola Zingaretti potrebbe in futuro avere un ruolo ancora più importante. Le dichiarazioni dei diretti interessati sembrano inequivocabili. Se per Enrico Letta «la rottura con i 5 stelle in queste elezioni è irreversibile», Giuseppe Conte ha risposto con il virgolettato «Pd arrogante, i progressisti siamo noi», tutto potrebbe cambiare dopo il voto, cosa peraltro non nuova nella storia recente delle elezioni politiche.

Ed è proprio in questo scenario che entrerebbe in gioco il governatore del Lazio, il jolly che Enrico Letta potrebbe giocare al momento opportuno. Al momento Pd e 5 Stelle corrono separati, ma se dopo le elezioni dovessero servire i voti (o per meglio dire, i seggi) dei grillini per governare, ecco che lì scenderebbe in campo Zingaretti a dare una mano. Chi meglio di lui, che rappresenta ancora l’ultimo esempio di collaborazione tra i due partiti, seppur in ambito regionale?

Per questo Nicola Zingaretti rappresenta la carta coperta del segretario Dem se dopo le elezioni dovesse essere necessario ricostituire il campo largo tra il centrosinistra a matrice Pd e i pentastellati, che ora correranno da soli alle elezioni.