RAI: i presupposti tecnici, tecnologici e giuridici, ci sono affinché la prima azienda culturale italiana diventi regionale. Emerge da un report promosso dal Corecom del Veneto e realizzato dal professor Bercelli dell’Università di Verona sulla regionalizzazione dei servizi di telecomunicazione e radiotelevisivi. Come cambierebbe il canone e quanto cambierebbero gli equilibri aziendali? Ne abbiamo parlato col professor Peppino Ortoleva, docente di Storia e Teoria dei Media all’Università di Torino.

RAI: “Andiamo verso un sistema folle”

RAI: “Devo confessarle la mia desolazione rispetto al modo improvvisato con cui viene gestita dalla politica regionale e nazionale. Col progetto di regionalizzazione aumenterebbe il potere di ricatto e la propaganda, sarebbe un passo in avanti verso a catastrofe aziendale. Così com’è adesso la RAI è ingovernabile, ma proporre vari spezzatini regionali vuol dire andare verso un sistema folle – ha spiegato Peppino Ortoleva – l’introduzione del canone in bolletta è stato un passaggio che ha rafforzato l’azienda ma che gli italiani pensano come un sopruso. Adesso si rischia un canone più alto e se passasse questo perverso modello, spezzettato. La novità viene soprattutto dalla Lega, da regioni a guida leghista dove la logica è ancora più pesantemente in contrapposizione al quadro nazionale.”

Il vecchio e il nuovo modello

“Sono passati 47 anni dalla riforma RAI, il vecchio modello non ha funzionato: il monopolio prima e il regime multipartitico poi. Oggi l’azienda è uno spezzatino con all’interno tanti partiti che usano l’azienda per scopi clientelari propagandistici. Dopo 47 anni anziché pensare a cosa non ha funzionato si va a pensare agli spezzatini – si è congedato Ortoleva – penso da 47 anni al modello aziendale ideale. L’età ce l’ho. Il servizio pubblico radiotelevisivo in mezzo ad un sistema della comunicazione completamente cambiato è un sistema da fermare e ripensare. Viviamo in una società dove la conoscenza è largamente diffusa, ma è una merce largamente carente. Chi non sa niente ha la presunzione di sapere. La funzione dovrebbe essere tipo educational, ma che non sia la continuazione della scuola. Non possiamo ripensare la RAI oggi in un giorno surreale e di grande e assurda crisi politica.”

A quanto ammonta il canone all’estero?

Sul tema è intervenuto anche l’opinionista televisivo Marco Ferraglioni che ha approfittato per ricordare che in alcuni Paesi il canone non viene neppure versato. “Gli Stati con un canone importante abbiamo la Danimarca dove si paga 303 euro, la Svizzera 360euro, la Norvegia 315 euro. In Albania pagano solo 5,81 centesimi, la Romania 11,27, la Grecia paga 51 euro. Il prezzo italiano è un prezzo medio. Ci sono anche ipotesi di cancellazione del canone televisivo, tra queste ricordo la proposta di novembre scorso del M5S – ha affermato Marco Ferraglioni – il canone in Europa in altre nazioni non viene pagato affatto. Quanto a noi, per ora, l’idea è soltanto un’ipotesi.”