Sarà un The Open particolare quello che scatterà domani a St Andrews, illustre località scozzese. Sullo sfondo le polemiche per la creazione della LIV, una sorta di Superlega della pallina bianca alimentata dai petroldollari.

The Open o LIV, per il momento la Superlega insegue

Al via l’ultimo slam del Pga Tour, vale a dire The Open anche conosciuto come “Wimbledon del Golf”. L’edizione 2022 si appresta in parte a tradire l’eredità storica che l’appuntamento di St Andrews porta con sé, alla luce degli scandali recenti che hanno coinvolto l’intero mondo del golf. La nascita della LIV, una Superlega fortemente sponsorizzata dai magnati arabi, ha di fatto scatenato una guerra interna, anche se al momento sono soprattutto le personalità in declino ad aver completato la migrazione.

Troppo grande il fascino della tradizione, anche perché l’edizione in programma dal 14 al 20 luglio è la numero 150, un traguardo che va celebrato al meglio. Caratteristica del campo, oltre al verde perfettamente intonso e lucente come gli anglosassoni insegnano, è il suo vanto, il suo essere un manuale del golfista impeccabile e preciso, più che potente. E forse all’intero movimento può far bene respirare l’aria delle origini. Interessante e da approfondire la storia dietro al terreno su cui sono ospitate le buche, un richiamo alla tradizione bucolica della Scozia.

Le dichiarazioni dei protagonisti

Alla vigilia del match hanno parlato i principali protagonisti del circuito, con chiari riferimenti all’elemento di disturbo:

Vincere l’Open a St Andrews è il Sacro Graal del nostro sport

Rory McIlroy

Del trionfo al The Open, nel 2018, porto con me ricordi bellissimi, fu un’apoteosi. Al momento mi manca un po’ di fiducia e anche tecnicamente sono giù di corda. Il ritorno di Woods? Tiger è la leggenda di questo sport. Nessuno lo può escludere dalla lista dei possibili vincitori, arriva però da un periodo complicato con un infortunio tremendo alla gamba. Della Superlega non parlo, io conosco solo il golf giocato: dico no a inutili tensioni tra noi golfisti

Francesco Molinari

Essere qui significa molto. All’Old Course ho giocato il mio primo The Open da dilettante al fianco di grandi campioni del passato. Ho vinto nel 2000 e nel 2005, il mio idolo Tom Watson è ormai irraggiungibile con i suoi cinque successi all’attivo. Ma lui stesso ha dimostrato a chiunque che le imprese sono possibili, anche per me che dal punto di vista fisico sono un po’ conciato. Al momento non ho grandi margini di miglioramento sotto questo aspetto dopo l’incidente in macchina di un anno fa. Durante la mia riabilitazione ho sempre sperato di tornare a camminare e di giocare a golf in maniera spensierata

Tiger Woods