Dopo un lungo iter giudiziario il Tribunale di Roma ha emesso le prime sei condanne in merito all’assalto alla sede del Cgil accaduto il 9 ottobre scorso a opera di esponenti di Forza Nuova e di manifestanti “No Green Pass”.

Assalto alla Cgil, rilasciati il boss di FN Castellino

Sei imputazioni (su tre indagati) e sei anni di reclusione ai danni di Fabio Corradetti e Massimiliano Ursino, ritenuti i principali responsabili dell’assalto squadrista alla sede romana del Cgil lo scorso 9 ottobre. Lo ha stabilito il giudice per le indagini preliminari di Roma, il quale ha emanato la condanna con rito abbreviato accogliendo le richieste avanzate circa un mese fa dal pm Gianfederica Dito. Nei confronti degli imputati pesano le accuse di di devastazione e resistenza a pubblico ufficiale aggravata. Per altre quattro persone chiesti 4 anni e mezzo di carcere.

L’episodio risale allo scorso 9 ottobre e riconduce alla protesta organizzata a Roma dagli esponenti di Forza Nuova, i quali avevano invitato i manifestanti No Green Pass ad assaltare i principali palazzi istituzionali. Da qui un’escalation di violenze contro la polizia fino all’arrivo nella sede del Sindacato, di cui è stato completamente distrutto il piano terra. Successivamente le riprese delle telecamere di sorveglianza avevano permesso di identificare i responsabili della guerriglia urbana.

Sia Fabio Corradetti che Massimiliano Ursino sono due figure di spicco nella gerarchia della “Galassia Nera”. Il primo, di appena 20 anni, è il “figlioccio” del capo di FN Giuliano Castellino, e ha già una fedina penale ricca di denunce e accuse: per festeggiare i 18 anni aveva preso a sassate con degli amici alcuni poliziotti. Il secondo è invece il leader del ramo palermitano di FN. Nel frattempo va avanti il processo a carico dello stesso Castellino, Roberto Fiore e Luigi Aronica, a cui viene contestata l’accusa aggiuntiva di associazione a delinquere. Tutti e tre sono stati rilasciati, anche se permane l’obbligo di firma. Soddisfatto l’avvocato di Castellino, Nicola Trisciuoglio:

“È significativo che già nella prima fase processuale della causa sia crollata totalmente la montatura dell’accusa convinta di aver posto una pietra tombale sulle verità che stanno prepotentemente emergendo processualmente. Il reato di devastazione ipotizzato e sostenuto dalla Procura romana è inesistente e risulta unicamente una congettura iperbolica di infondate e temerarie accuse. È solo il primo passo verso la verità e la giustizia e l’assoluzione di tutti gli imputati”.