“Mentre il presidente Zelensky continua a chiedere armi oggi è arrivata la notizia che i cittadini della Lituania hanno raccolto oltre 5 milioni di dollari per gli ucraini per comprare un Bayraktar”. Così Iryna Guley, giornalista corrispondente dall’Ucraina per Cusano Italia Tv.

La guerra in Ucraina e il drone turco Bayraktar TB2

I droni turchi Bayraktar TB2 lo strumento principale impiegato dalla resistenza di Kyiv per difendere il paese dall’invasione di Putin. Armi che, sul campo, hanno saputo dimostrarsi micidiali, infliggendo pesanti perdite ai russi. Leggeri, estremamente manovrabili, i droni Bayraktar pesano molto meno dei concorrenti israeliani, cinesi, statunitensi: seicento chilogrammi.

Il ministro della difesa lituana – continua Guley – Linas Linkevičius, ha scritto su twitter che il Bayraktar è già in territorio lettone e nei prossimi giorni arriverà in Ucraina. Non solo la Lituania sta raccogliendo fondi per questo. Anche la Polonia. E una settimana fa una nostra organizzazione di volontariato, di un giornalista famoso, ha annunciato la raccolta dei soldi necessaria per quattro doni. In tre giorni raccolti più di 16 milioni di euro con cui voleva comprare i Bayraktar. Quando la Turchia lo ha saputo ci ha regalato tre di questi droni.

Tayra la combattente di Mariupol racconta la sua prigionia

Con la sua bodycam aveva documentato ogni fase del conflitto ucraino, fino alla sua cattura. Dopo settimane di apprensione, la paramedica Yulia Payevska, conosciuta in Ucraina con il nome di Tayra, è libera e finalmente racconta della sua prigionia.

Tyarara è un paramedico che lavorava al fronte – spiega Guley – con i nostri militari a Mariupol. I russi l’hanno catturata lì a marzo e l’hanno liberata solo di recente, una settimana fa. È stata prigioniera per tre mesi. All’inizio non diceva niente poi ha iniziato a raccontare delle condizioni in cui l’hanno tenuta. Ha raccontato che era in una stanza piccolissima. Erano 22 donne in 18 metri quadri. Avevano da mangiare ma il giorno dovevano stare sempre in piedi altrimenti venivano punite. Poi non dicevano loro nulla. Alcuna informazione, ad esempio sulle loro famiglie. Ma dicevano sempre ai prigionieri che l’Ucraina stava per arrendersi e non c’era per loro alcun posto dove tornare. Violenza fisica e anche psicologica.

Rivedi l’intervento di Iryna Guley in collegamento da Kiev durante l’edizione delle 19.30 del Tg di Cusano Italia TV condotto da Aurora Vena