L’Italia del basket sta vivendo un riavvio. Dopo l’esonero di coach Sacchetti – dovuto a vedute diverse nella gestione della Nazionale con Petrucci – ora il timone è passato nelle mani di Gianmarco Pozzecco. In una lunga intervista rilasciata a Gazzetta, il CT ha parlato in questa maniera della nuova avventura:

Fare il ct è una responsabilità enorme, più grande di quando giocavo. Quando ho iniziato, pochi pensavano che sarei arrivato in Serie A o in Nazionale. E non ho mai creato aspettative sul fatto che potessi diventare allenatore. È sempre stato così e la mia soddisfazione è ancora più grande.

Italia, CT Pozzecco tra i big e Paolo Banchero

Pozzecco avrà il compito di stilare le prossime convocazioni – in vista anche dei recenti impegni – provando a re-includere in roster, gente come Hackett, Datome e Belinelli. Per ora, sembra difficile rivedere i big di un tempo all’interno della Nazionale, ma il neo CT vuole provarci:

Capitolo delicato. Per me è la parte più difficile perché sento la necessità di creare un gruppo armonico. Il ritiro non può più essere quello militaresco e spietato dei miei tempi con i 14 migliori giocatori in competizione e in trincea per 12 posti. Milano ha giocato 84 partite, la Virtus 69. Dobbiamo rassicurare le società che investono e dare a tutti i giocatori la serenità di essere coccolati e tutelati. Se ho ricevuto dei no? No, al massimo dei ‘ni’ perché non ne abbiamo discusso. Devono staccare, poi li sentirò. Per etica, visto che ero a Milano, non ho parlato con i giocatori della Virtus. Lo voglio fare di persona o per telefono. Se mi diranno di no, lo capirò perché sono ragazzi estremamente seri. Ho grande rispetto per loro, so cosa vuol dire gestire una carriera e l’età che avanza. La Nazionale va vissuta con serietà e come un’opportunità. Regala emozioni uniche. Non devono dirmi di sì perché siamo amici o abbiamo giocato insieme. Non stiamo andando a mangiare una pizza.

Poi, su Banchero:

Spero che mi dia udienza. E che creeremo qualcosa di entusiasmante che lo incuriosisca. Una tra le prime scelte Nba non ha bisogno dell’Italia, ma può essere un’opportunità per lui oltre che per noi.

L’avventura con Milano

Sull’avventura come assistente allenatore di Messina a Milano, culminata con la vittoria dello Scudetto:

Mi sono catapultato da una situazione felice, cui ho immeritatamente e lievemente contribuito, a una altrettanto bella. La scelta che ha fatto Messina l’anno scorso è stata rischiosa. Sono orgoglioso di sentire le cose positive che ha detto di me. Tutti pensavano che fossi un giullare, che non potesse funzionare. Nello sport, i risultati sono la cartina tornasole.

Quindi, sul coach dell’Olimpia, ha speso solo parole al miele:

Per me la cosa più importante nello sport e nella vita sono i rapporti umani. Ho conosciuto una persona splendida. Mi ha fatto immensamente piacere vederlo felice per la vittoria dello scudetto. E aver ripagato la sua fiducia. Anche da giocatore, ho sempre vissuto per rendere felici le persone al mio fianco. È gratificante vivere quotidianamente a fianco di uno dei primi tre allenatori del mondo. E complicato perché è esigente. Ma è una fonte di conoscenza da cui uno come me non può che arricchirsi. Pochi sportivi hanno un’ossessione per la vittoria come Messina. È un vincente, lo capisci da come vive con sofferenza la partita. Ha la mentalità di Valentino Rossi o nel basket di Danilovic o Kobe Bryant. Ettore ha una capacità innata di leadership e di ottenere disciplina che non può essere replicata con un copia e incolla. Ha un carisma, un background tecnico e una fama che lo precede.