Garante carceri: “I diritti non si fermano davanti ai cancelli”. Un tema quello della detenzione negli istituti penitenziari che non riscuote grande empatia nell’opinione pubblica, abituata a liquidare il problema con la frase ” sbattetelo in cella e buttate la chiave”. Questo lo sa bene Mauro Palma, Garante nazionale dei diritti delle persone private della libertà personale, presentando la relazione al Parlamento 2022.

Garante carceri: “I diritti non si fermano davanti ai cancelli”

Palma ha potuto così rappresentare alla politica la situazione drammatica delle carceri italiane partendo proprio dal principio che “i diritti non si fermano davanti a cancelli e muri né divengono altro rispetto a quelli che più volte la Carta costituzionale stabilisce che valgano per tutti: per ben sedici volte indica diritti di tutti i cittadini e per altre cinque stabilisce che il diritto enunciato valga per ogni cittadino”.

29 suicidi nel 2022

Il Garante non esita ha mostrare i numeri di un disagio che cova all’interno delle mura “un disagio molto presente nel sistema di detenzione adulta: i numeri dei gesti autolesionistici e soprattutto dei suicidi – 29 a oggi, a cui si aggiungono 17 decessi per cause da accertare –, dell’età e della fragilità, spesso già nota, degli autori di tali definitivi gesti sono un monito”. Numeri – spiega ancora Palma – che “ci interrogano non per attribuire colpe, ma per la doverosa riflessione su cosa apprendere per il futuro da queste imperscrutabili decisioni soggettive, cosa imparare per diminuire il rischio del loro ripetersi. Come leggere l’intrinseca fragilità che ci comunicano”. 

Garante carceri: scarso supporto psicologico

Il Garante nazionale dei diritti delle persone private della libertà personale ha “l’obbligo di segnalare la scarsità di supporto psicologico e psichiatrico nelle strutture detentive, la frammentarietà degli interventi quasi sempre di risposta a situazioni già evolute e scarsamente centrati sulla prevenzione e sulla continuità dialogica”. Lo ribadisce il Garante, al Senato, affrontando la Relazione annuale al Parlamento.

Un disagio che va oltre la detenzione

  “Una scarsità e una frammentarietà – premette Palma – che, nonostante la professionalità dei singoli operatori, finisce con incidere sulle tensioni interne, sul ricorso ampio a interventi farmacologici, sulla previsione di una incongrua modalità di ‘sorveglianza a vista’ che, a volte svincolata dalla continuità medica, rischia di far ricadere impropriamente sul personale di Polizia penitenziaria una funzione e una responsabilità che non attengono alla sua formazione”. Palma sottolinea che tale situazione va affrontata con serenità, ma senza sottovalutare la portata del problema che ha ora assunto un carattere di urgenza per ” riconoscere che il carcere non può dare risposta a un disagio che è ‘altro’ rispetto a quello insito alla esecuzione penale in privazione della libertà”.