Pensioni quota 41 ultimissime notizie. A 4 mesi dalla legge di bilancio che dovrà contenere anche la riforma delle pensioni, non è ancora noto con quali regole si andrà in pensione nel 2023.
Pensioni quota 41 ultimissime notizie
Complice la guerra, i tavoli di confronto hanno rallentato ma, in assenza di interventi, dal 1 gennaio 2023 si tornerà alla vecchia Fornero: 67 anni di età o 42 anni e 10 mesi di contributi (con ulteriori 3 mesi di attesa per il pensionamento). Un meccanismo rigido, che negli anni i diversi governi hanno provato a smussare: con le quote (prima la famosa Quota 100, diventata quest’anno 102), con gli anticipi, vari scivoli ed eccezioni. A lasciare trasparire un certo pessimismo sulla possibilità di adottare nuove misure sulla flessibilità in uscita è lo stesso presidente dell’Inps, Pasquale Tridico: «Ne parliamo da troppo tempo e probabilmente nemmeno questa legislatura riuscirà a chiudere questo cantiere».
Sindacati
I sindacati però non si arrendono e intensificano il pressing per riaprire il confronto con l’esecutivo, che si è interrotto a metà febbraio. E anche nella maggioranza si riapre il fronte previdenza, con la Lega che punta a introdurre Quota 41, ovvero la possibilità di andare in pensione al raggiungimento del quarantunesimo anno di contribuzione a prescindere dall’età anagrafica, dall’inizio del prossimo anno, quando di esaurirà la Quota 102 introdotta dal governo Draghi. Che però è stata bocciata da Bruxelles, insieme a Quota 100, nel rapporto sull’Italia pubblicato con le “raccomandazioni” della Commissione Ue nel quale si lancia anche un nuovo allarme sulla continua crescita della spesa previdenziale.
Risorse
Il tema centrale è quello delle risorse. Pochi mesi fa, Tridico ricordava che quota 100 è costata 11 miliardi nel triennio, mentre la proposta dei sindacati di andare in pensione con 41 anni di contributi a prescindere dall’età costerebbe 9 miliardi nell’arco di tre anni. La sua idea di uscire a 64 anni con la sola erogazione della parte contributiva maturata fino a quel momento per poi vedersi riconosciuta la parte retributiva una volta raggiunti i 67 anni della vecchiaia costerebbe 400 milioni l’anno, ha spiegato.