La Spagna potrebbe diventare il primo Pese occidentale a concedere un congedo mestruale retribuito. Il Coniglio dei Ministri ha approvato il disegno di legge del ministero dell’Uguaglianza. Tra le varie cose, il disegno di legge prevede anche l’introduzione del congedo mestruale. Il testo verrà sottoposto al parlamento con procedura d’urgenza, strumento previsto dalla Costituzione spagnola che permette di accorciare i tempi per l’approvazione di una legge.

La strada per arrivare all’approvazione definitiva del congedo mestruale

“Stiamo promulgando una legge che assicurerà che le donne possano vivere meglio”, sono state queste le parole di Irene Montero, ministra spagnola per l’Uguaglianza. La stessa ministra, successivamente, ha anche voluto ringraziare pubblicamente tutti i movimenti femministi, per i loro grande lavoro e le lotte portate avanti. Il cammino, però, sarà ancora lungo. Nonostante la “via preferenziale”, prevista dalla Costituzione spagnola, trattandosi di una legge organica relativa all’attuazione dei diritti fondamentali e delle libertà pubbliche, per essere approvata richiederà la maggioranza assoluta del parlamento.

Rispetto alle notizie circolate qualche giorno fa, il testo uscito dal Consiglio dei ministri prevede un congedo senza limiti di giorni. Non saranno più tre o cinque, quindi, ma varieranno a seconda del dolore e dell’invalidità delle mestruazioni nelle donne, le quali riceveranno un certificato medico per questo.

La riforma, tra le altre cose, contiene diverse iniziative a favore della salute riproduttiva e del diritto di aborto. La creazione di un albo che impedisca a un medico che vi compare come obiettore di coscienza nel pubblico di praticare aborti nel privato, l’eliminazione del permesso obbligatorio di genitori o tutori per abortire a partire dai 16 anni e l’eliminazione dei tre giorni di riflessione attualmente obbligatori prima dell’interruzione di gravidanza, sono alcune delle novità presenti. A mancare, invece, è il taglio dell’IVA sugli assorbenti, presente nella bozza.

A livello economico sono stati stanziati 104 milioni di euro. L’introduzione del congedo mestruale, invece, costerà 23,8 milioni l’anno, che non saranno a carico dei datori di lavoro. Questo per evitare il ​​rischio che una misura che ha come obiettivo quello di migliorare il benessere delle donne finisca per diventare uno strumento di discriminazione sul lavoro per le donne stesse.