Falso allarme, la produzione industriale torna a rallentare dopo un segnale incoraggiante a febbraio. Marzo e aprile registrano cali rispettivamente del 2% e del 2,5%, prefigurando dunque i timori sulle conseguenze economiche del conflitto paventati dal Centro Studi Confindustria. A incidere pesantemente è l’aumento del prezzo del gas (+698% dal pre-pandemia), più contenuto quello del petrolio (+56%).

Aggregando i dati del primo trimestre 2022, la produzione industriale segna -1,6% sul trimestre precedente, con un calo della domanda pari all’1%. Di seguito un estratto del comunicato della Cdc:

Le indagini sul sentiment imprenditoriale e le ridimensionate dinamiche di ordini e attese delle imprese non lasciano intravedere miglioramenti significativi nel breve termine. I prezzi delle commodities ancora elevati frenano l’attività produttiva lungo tutte le filiere.

Confindustria, ad aprile diminuisce l’indice di fiducia delle imprese

Nel report, Centro Studi Confindustria sottolinea l’impatto pesante dei fattori che ostacolavano l’attività produttiva italiana già prima della guerra. Parliamo dunque dei rincari delle materie prime e scarsità di materiali, che nel primo trimestre si sono confermati molto rilevanti. L’insufficienza percepita di impianti e materiali si è dunque necessariamente acuita e la cosa preoccupa in ottica export. A testimoniarlo solo le stesse aziende, che in molti caso devono rallentare la produzione se non sospenderla del tutto.

Simili condizioni non possono che scoraggiare le imprese, come dimostra l’indice di fiducia in contrazione a 110 punti. Male anche il PMI manifatturiero, al minimo storico da gennaio 2021. In calo tutti gli altri parametri in ottica futura, a cominciare dall’indice delle attese: -34,8 di aprile. Pesa infine l’incertezza anche sulla politica economica italiana, con l’euro sempre più a rischio indebolimento.