Nuove regole del 5G in Ue. La Commissione europea ha approvato, ai sensi delle norme dell’Ue in materia di aiuti di Stato, un regime da 2 miliardi di euro che l’Italia ha messo a disposizione attraverso il dispositivo per la ripresa e la resilienza per la diffusione di reti mobili 5G ad alte prestazioni. La misura rientra nella strategia che l’Italia ha messo in atto per rispondere alle esigenze dei cittadini. Il tutto risponde anche alle volontà delle imprese nel contesto della digitalizzazione del paese. Il regime contribuisce inoltre a conseguire gli obiettivi strategici dell’Ue relativi alla transizione digitale. Margrethe Vestager, vicepresidente esecutiva responsabile della politica di concorrenza, ha dichiarato: “Questo regime italiano da 2 miliardi di euro, interamente finanziato dal dispositivo per la ripresa e la resilienza, sosterrà la diffusione di reti mobili 5G ad alte prestazioni. In tal modo i consumatori e le imprese potranno accedere a servizi 5G di alta qualità, contribuendo alla crescita economica del paese e agli obiettivi strategici dell’Ue relativi alla transizione digitale”.

Come cambia il rapporto tra 5G e Ue

Il regime nuovo tra 5G e Ue sarà interamente finanziato dal dispositivo per la ripresa e la resilienza. Resterà in vigore fino al 30 giugno 2026. Il piano italiano per la ripresa e la resilienza comprende progetti di investimento nel settore delle comunicazioni elettroniche. Tra questi c’è la diffusione di reti fisse e mobili efficienti. Il regime approvato oggi riguarda la diffusione delle reti fisse, si legge in una nota dell’esecutivo di Bruxelles.

L’aiuto previsto nell’ambito del regime assumerà la forma di sovvenzioni dirette a favore dei fornitori di servizi di comunicazione elettronica. La misura finanzierà la realizzazione di reti di backhaul efficienti per collegare le stazioni di base mobili che, entro il 2026, ne saranno ancora sprovviste; e ii) delle stazioni di base necessarie alla fornitura di servizi mobili 5G che offrano una velocità minima di scaricamento di 150 Mbps e una velocità minima di caricamento di 30 Mbps nelle zone dell’Italia che, entro il 2026, non saranno servite da reti con velocità di scaricamento superiore a 30 Mbps.