Per volontà del governo russo, il colosso energetico Gazprom ha interrotto la fornitura “dell’oro nero” a Polonia e Bulgaria. Il Cremlino sostiene che questa è una risposta corretta da parte russa e assolutamente in linea con le sanzioni adottate dall’occidente in seguito allo scoppio del conflitto. A confermare questo è stato Vjačeslav Volodin, presidente della Duma, che ha risposto: “Gazprom ha preso la decisione giusta” aggiungendo anche che questa decisione dovrebbe interessare tutti i paesi ostili alla Russia.

Il motivo dietro la sospensione della fornitura di gas 

In seguito alle sanzioni contro la Russia, Gazprom ha dovuto accodarsi alle richieste del Cremlino e ha deciso di sospendere i pagamenti in dollari e di accettare solo pagamenti in rubli per le forniture di gas. Secondo l’americana Bloomberg, ben quattro paesi europei avrebbero già saldato i pagamenti del gas in rubli e altri 10 paesi avrebbero già aperto dei conti con la Gazprom Bank.

A confermare la versione anche il portavoce del Cremlino Dmitri Peskov che ha commentato: “Se qualcuno rifiuta di pagare con il nuovo sistema, sarà attuato il decreto del presidente russo”. Polonia e Bulgaria infatti si sarebbero opposte a tale richiesta. 

La situazione in Polonia e Bulgaria

La Pgnig, società polacca che controlla le forniture energetiche in Polonia, ha infatti confermato l’interruzione della fornitura di metano che arrivava dalla Russia tramite il gasdotto Yamal Europe. Tuttavia la società polacca è stata previdente e aveva acquistato più gas nei primi mesi dell’anno e infatti conferma che le riserve sono all’80% e che con l’arrivo dell’estate riuscirà a far fronte a questa situazione. Per il futuro, Pgnig sta lavorando per reperire gas attraverso la Germania e la Repubblica Ceca e dal mercato globale. 

Ancora più grave la situazione Bulgara che per il 90% è dipendente dalle risorse energetiche russe e che farà lievitare il prezzo fino ad un aumento del 10%. Sofia sottolinea la violazione del contratto da parte di Gazprom con la richiesta di pagamento in rubli, violazione che anche Mario Draghi aveva in passato citato.