Durante la conferenza stampa tenuta di fronte ai media esteri, il presidente ucraino Volodymyr Zelensky si è soffermato anche sul rapporto con Vladimir Putin, asserendo la totale disponibilità a un confronto. Già nei giorni scorsi il leader di Kiev aveva continuato a spingere la strada dei negoziati, attaccando Mosca e i suoi continui cambi di strategia che rendevano complicata una pista diplomatica. Un colloquio vis-a-vis resta l’opzione principale secondo Zelensky per arrivare alla tregua:

Voglio ancora incontrare Vladimir Putin e lo voglio sin dall’inizio della guerra. Sono sicuro che un incontro faccia a faccia sia l’unico modo per ottenere risultati tangibili. Una figura di mediazione di qualunque genere non produrrà mai gli effetti sperati. Questa guerra può essere fermata solo da chi l’ha iniziata“.

Zelensky in conferenza stampa: “No a referendum russo su Kherson”

Nel suo discorso il premier Zelensky ha rimarcato il coraggio e l’eroismo dei connazionali, mostrandosi sicuro che l’orgoglio del suo popolo condurrà l’Ucraina alla vittoria. Poi un passaggio chiave, sulla sua figura, sulla propria incolumità:

So che la Russia ha provato a uccidermi ma non sono spaventato, temo per i miei collaboratori e i miei familiari. Non ho il diritto di avere paura perché la mia gente ha dimostrato di non avere paura di fronte al nemico. Tutti i cittadini ucraini stanno lottando per la libertà e io devo assolutamente tentare la risoluzione del conflitto al tavolo delle trattative. Nessun leader vuole vedere morire la sua gente“.

C’è però un aut-aut nella proposta di Zelensky a un incontro con Putin: la città di Kherson. Situata nell’area limitrofa alla Crimea, è stata assediata e conquistata dai russi, che ora propongono un referendum per valutare l’annessione alla Confederazione.

Se i russi dovessero organizzare uno pseudo referendum per l’indipendenza nell’oblast di Kherson, allora l’Ucraina non si siederà ad alcun tavolo dei negoziati. La popolazione che in questo momento si trova nei territori occupati non aiuterà di certo gli aggressori. Sappiamo che quei luoghi non sono pro-Ucraina ma sono parte dell’Ucraina“.