Kirill, il bimbo ucraino di 11 anni giunto in Italia con una scheggia vicino al cuore, è salvo: dopo sette ore d’intervento da parte dell’equipe di cardiochirurgia pediatrica dell’ospedale di Padova, il bambino è fuori pericolo. Kirill ora è in buone condizioni e ha ripreso a parlare con il papà.

La storia di Kirill, il bimbo ucraino con una scheggia nel cuore

Kirill e il padre sono sopravvissuti al bombardamento dove sono morti la madre e il fratello. Il padre era riuscito ad arrivare in un ospedale da campo ucraino dove, viste le condizioni causate dalla scheggia vicino al cuore, si sono mobilitati per trasferirlo al più presto in Italia. Grazie all’immediata disponibilità dell’azienda ospedaliera di Padova e all’aeromobile della guardia costiera il bambino è stato portato subito nel capoluogo veneto.

Ieri è stato operato e, dopo sette ore, i medici hanno estratto la scheggia di mortaio che ha messo a repentaglio la vita del bimbo ucraino. Una vita salvata grazie all’efficienza della sanità veneta, come afferma il presidente della regione Veneto Luca Zaia:

“La sanità veneta non lascia indietro nessuno nell’emergenza, specie i bambini, vittime inermi e innocenti. L’unica cosa che serve è la pace, perché è intollerabile ricoverare in ospedale un bambino colpito da una bomba” 

Il medico che ha salvato Kirill: “Uno degli interventi più complicati della mia carriera”

A togliere la scheggia di mortaio conficcata vicino al cuore del bimbo ucraino è stato il chirurgo Vladimiro Vida, che parla così dell’intervento al piccolo Kirill:

“È stato uno degli interventi più complicati della mia carriera: abbiamo dovuto ripristinare la funzionalità di arterie e vene, ridurre un aneurisma importante e poi – con la massima delicatezza – togliere la scheggia metallica. Abbiamo operato in cinque chirurghi, con l’assistenza di numeroso personale infermieristico. Fortunatamente è andato tutto per il meglio” 

 

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