Il ministero del Lavoro certifica la crescita di dimissioni volontarie sul lavoro nel secondo trimestre del 2021. Un dato in controtendenza rispetto al periodo gennaio-marzo 2021 e osservato per la prima volta negli Stati Uniti. Sono quasi 500mila le dimissioni, in netta prevalenza di uomini, registrate tra aprile e giugno 2021, +37% sul trimestre precedente e +85% su base annua.

Sono soprattutto i giovani a dare le dimissioni volontarie

Come interpretare questi dati? La prima riflessione indurrebbe a pensare che il mercato del lavoro sia in crescita, o comunque offra nuove opportunità legate alla variabile Covid-19. Il report riferisce inoltre che il 75% delle aziende in cui i dipendenti hanno rinunciato alle prestazioni sono state sorprese dalla decisione. E ciò significa dover ricambiare la forza lavoro, un aspetto tutt’altro che scontato e immediato. Il fenomeno è osservabile soprattutto nella fascia 26-35 anni (il 69%), seguita dalla generazione immediatamente successiva 36-45 anni. A livello territoriale è il Nord a monopolizzare la tendenza, con il 79% dei dimissionari nel periodo in oggetto. Marco Contemi, fondatore di AppLavoro.it, commenta così i dati elaborati dalla società:

Abbiamo registrato negli ultimi mesi un aumento della percentuale di utenti che si iscrivono dichiarando di avere attualmente un’occupazione. Il fenomeno nato negli Stati Uniti ha trovato terreno fertile anche nel nostro paese, dove le condizioni lavorative e lo stipendio non sono spesso congrui. E se prima si accettava di cedere sulla soddisfazione personale a favore del lavoro, oggi questo sembra non succedere più

Se il boom di dimissioni volontarie coinvolge il pubblico maschile è bene sottolineare come siano soprattutto le donne a mettersi alla ricerca di un nuovo lavoro (il 65%). Rispetto alla media, il fenomeno è molto più distribuito anagraficamente sulla forza-lavoro femminile. Tra i 25 e 54 anni si contano infatti il 79% delle dimissioni complessive.

Per quanto concerne i settori più colpiti troviamo in cima alla lista gli impiegati (12%) e gli addetti alle vendite (9,3%). In generale si può riassumere il dato facendo riferimento al secondo e terzo settore.

Le possibili cause del boom di dimissioni volontarie

Oltre alla pubblicazione dei dati è interessante interrogarsi sui fattori che spingono le persone a dare le dimissioni per concentrarsi su nuove sfide. Tra le motivazioni maggiormente preferite figurano due temi chiave nel mondo del lavoro: la ricerca di condizioni economiche più favorevoli (47%) e la volontà di avere un maggior equilibrio con la vita privata (41%). Importante anche l’aspetto legato a sogni e ambizioni (38%).

Stiamo assistendo a un cambiamento di mentalità. Molti lavoratori, determinati a raggiungere obiettivi ritenuti fondamentali, preferiscono rimanere temporaneamente disoccupati cercando una soluzione migliore. Anche lo smart working può aver inciso nella creazione di un paradigma differente, ricollocando le priorità in un nuovo ordine gerarchico.